Vita e abitudini di Adolf Hitler, il dittatore più famoso del Ventesimo secolo. Dal rapporto con i suoi subalterni a quelli con le donne. Case, diritti d’autore e denaro.
di Bruno Maida
Nonostante il verbosissimo Mein Kampf, Adolf Hitler non ama la parola scritta. I suoi ordini sono quasi tutti orali e questo determina una certa confusione nella catena di trasmissione della sua volontà. Allo stesso tempo, costituisce anche un efficacissimo strumento per dirimere le controversie e per collocarsi al di sopra di tutti, mantenendo una ieraticità che fa parte del mito del dittatore. La parola è comunque un elemento essenziale del suo carisma.
Lavoro e quotidianità
Adolf Hitler prepara per ore suoi discorsi davanti allo specchio e costringe il suo entourage ad ascoltarlo in lunghissimi monologhi nei quali ribadisce continuamente i concetti chiave della sua visione del mondo. Ha tutti i toni e le abilità dell’oratore, è difficile sfuggire al suo fascino. È dotato di una memoria straordinaria, non ha però un metodo di lavoro sistematico: trascorre periodi di immersione totale e fanatica a Monaco o a Berlino preso da questioni che considera determinanti, poi si trasferisce nella sua villa del Berghof, una ventina di chilometri da Berchtesgaden, in una sorta di isolamento. Nei primi anni di governo si sveglia presto al mattino, fa una colazione frugale e si rade da solo. Non vuole che nessuno armeggi con un rasoio vicino alla sua gola perché ha timore che si attenti alla sua vita, forse per questo porta una Walter calibro 6,35 nella tasca posteriore dei pantaloni. Il suo ritmo biologico cambia progressivamente e inizia a lavorare soprattutto di notte, alzandosi nel primo pomeriggio e creando non poche difficoltà ai suoi collaboratori.
Le case del padrone della Germania
Il Berghof, la casa nelle Alpi Bavaresi, è il suo vero rifugio. Adolf Hitler si reca per la prima volta nell’Obersalzberg nell’inverno 1922-23 per andare a trovare l’amico giornalista e poeta Dietrich Eckart, nazista della prima ora. La località è in una zona isolata e ad alta quota. Alloggia in un alberghetto di fidati sostenitori del partito e fa lunghe passeggiate. Il bellissimo e silenzioso paesaggio lo convince che quello è il luogo perfetto dove ritirarsi per riflettere. Così, negli anni successivi affitta e poi acquista un piccolo chalet (che verrà in seguito ampliato), dove trascorre molto tempo e dove spesso incontra i gerarchi nazisti. Vi riceve anche Lloyd George, Chamberlain, Ciano. È al Berghof che il 6 giugno 1944 il suo cameriere Linge gli comunica lo sbarco in Normandia: «Il Führer non voleva essere svegliato per nessunissima ragione, mai. Però il generale Jodl insistette tanto per telefono che mi decisi a disturbare Hitler. Non protestò per quella sveglia inusitata». Adolf Hitler ha anche un lussuoso appartamento di nove stanze a Monaco al numero 16 della Prinzeregentenstrasse e vive senza preoccupazioni finanziarie. Oltre al denaro con cui i grandi industriali finanziano il partito, notevoli introiti gli derivano dalle vendite del Mein Kampf, che ha un successo sempre maggior a partire dalla fine degli anni Venti (ne vengono vendute un milione di copie nel 1933) e diventa un obbligo per ogni tedesco quando Hitler va al potere.
L’altro sesso
Hitler non mostra mai un eccessivo interesse per le donne. Fin dagli anni della guerra, i commilitoni lo canzonano perché tutto il suo interesse appare rivolto alla patria, mentre assai scarsa è la sua attenzione per la compagnia femminile. Adolf Hitler è affascinato dalle donne molto più giovani di lui e che può dominare. A 37 anni s’invaghisce di Maria Reiter, detta Mimi. Lei ne ha 16, è appena rimasta orfana della madre e viene subito sedotta da quest’uomo ormai famoso che la corteggia, la tratta come una principessa, conducendola con la sua Mercedes, guidata dall’autista, nelle valli dell’Obersalzberg. Da lei si fa chiamare «Wolf», uno dei suoi soprannomi, e si scambiano solo un bacio, Mimi gli spedisce lunghe lettere d’amore, ma per lui è solo un diversivo. A Hitler vengono attribuite molte relazioni: da Elena Bechstein, moglie del fabbricante di pianoforti, alla regista Leni Riefenstahl, che con i documentari Olympia e Il trionfo della volontà contribuisce come pochi altri alla costruzione della mitologia del nazismo e del Führer; da Winifred Wagner, cognata del compositore, a Henrietta Hoffmann, figlia del fotografo personale del Führer. Relazioni reali o immaginarie, i suoi sono comunque rapporti superficiali e per lo più platonici. Non si lascia coinvolgere emotivamente e le donne sembrano avere per lui soprattutto una funzione ornamentale. La loro bellezza non interferisce con il mondo e la corte del Führer, che sono quasi esclusivamente maschili.
Geli Raubal
L’unica donna che lo coinvolge su un piano sentimentale è Geli Raubal, che nel 1928 invita a Monaco perché si occupi del suo appartamento e della casa nell’Obersalzberg. È la figlia ventunenne della sua sorellastra Angelika e si chiama come la madre, ma tutti la conoscono come Geli. Nei due anni passati a Monaco, Adolf Hitler la porta sempre con sé, esibendola come un trofeo. In realtà ne è sessualmente succube. È gelosissimo e mostra una possessività che alla lunga diventa per lei insopportabile. Geli ama l’arte, prende lezioni di canto, vorrebbe vivere una vita normale e forse conoscere altri uomini. Si sente invece in prigione e nel settembre 1931 si uccide, sparandosi con la pistola dello «zio Adolf». «Fu l’unica donna che io abbia amato», dirà Hitler. Forse anche Mimi ha tentato il suicidio quando l’interesse di Adolf nei suoi confronti è scemato e altrettanto ha inscenato Eva Braun per farsi notare da lui. Ha ventitré anni in meno del dittatore, lo conosce nel 1929 quando è impiegata nello studio fotografico di Hoffman. La loro relazione inizia però nel 1932, quando Eva ha ventun anni. È un rapporto ben diverso da quello avuto con Geli: la relazione con Eva resta a lungo clandestina, Hitler la tiene ai margini della sua vita, non la conduce con sé nei suoi viaggi e spesso la tratta con distacco. Solo al Berghof, dove di fatto è confinata, Adolf Hitler le concede a volte di presentarsi come «padrona di casa», ma quando ci sono grandi ricevimenti deve scomparire. «La donna più infelice del Reich» gli resta però accanto fino alla fine, fino al matrimonio celebrato il giorno prima del loro suicidio, uno dei molti che segnano la vita del Führer.
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