L’Ordine Nuovo non è stato solo un semplice giornale ma il laboratorio di idee e il luogo di incontro per la futura classe dirigente del Partito Comunista d’Italia, da Antonio Gramsci a Palmiro Togliatti, da Umberto Terracini, ad Angelo Tasca. In questo articolo si ricostruisce il contesto in cui sorse.
di Nicola Adduci, Barbara Berruti, Bruno Maida.
Al momento della nascita de L’Ordine Nuovo, tra il 1919 e il 1920, il clima sociale è incandescente. I provvedimenti di politica annonaria adottati dal Municipio di Torino e dalle leghe degli esercenti e dei commercianti hanno un impatto positivo del tutto provvisorio, perché nell’arco di pochi mesi i calmieri imposti dal governo della città vengono superati dall’aumento dei prezzi e le merci immesse sul mercato sono decisamente minori del fabbisogno. Le agitazioni popolari costringono le diverse formazioni politiche a misurarsi con cambiamenti che interpretano con difficoltà: i liberali temono le agitazioni popolari e nella loro guida amministrativa dimostrano di possedere pochi strumenti per contenere l’inflazione e il mercato nero, e in generale per rispondere ai bisogni primari dei cittadini; i socialisti giudicano con favore un movimento spontaneo e popolare che tuttavia non vogliono trasferire sul piano di uno sciopero generale; i popolari hanno un’anima di sinistra che sostiene i diritti dei lavoratori, del tutto minoritaria però rispetto alle gerarchie ecclesiastiche locali, che vedono negli scioperi e nelle agitazioni popolari la rottura dell’ordine sociale e morale; il neonato Fascio di Combattimento, che al contrario soffia sul fuoco della protesta, non ha però strumenti e numeri tali da guidarla e alimentarla.
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