Archivio per Marzo 2017 | Pagina di archivio mensile
Un modo nuovo per leggere e (ri)leggere lo straordinario patrimonio artistico del Piemonte. Alberto Cottino seleziona 35 opere e ne analizza dettagli tecnici, estetici e iconografici. Un libro scritto da uno storico dell’arte con uno stile rigoroso ma agile, che permette a tutti di scoprire, comprendere e apprezzare capolavori che hanno influenzato la storia dell’arte piemontese e italiana.
Dopo Quanto partivamo noi e Piemontesi d’America, torniamo a parlare dell’emigrazione italiana: stavolta ci concentriamo su Torino, e con le parole dello storico Gianni Oliva e le immagini dell’ANSA e dei suoi partner, tra cui l’Archivio Storico della Città di Torino, vi raccontiamo un secolo di cambiamenti sociali. Un viaggio che inizia alla fine dell’Ottocento, quando Torino perde il ruolo di capitale, si concentra sull’industria e dalle valli montane e dalle campagne piemontesi arriva il primo dei tanti flussi di persone alla ricerca di lavoro e di una vita migliore. In seguito, nel periodo delle due guerre mondiali, Torino si distingue nella mobilitazione bellica: dalle sue fabbriche usciranno proiettili, mezzi d’assalto, paracaduti e armi, anche grazie allo sforzo degli immigrati e delle donne che prenderanno il posto degli uomini impegnati al fronte. E poi la grande pagina della città-fabbrica, quando Torino sembra voler dire solo FIAT, e migliaia di persone saltano sui treni del sole per indossare le tute blu della fabbrica del Lingotto. Torino deve fare i conti con l’emergenza abitativa e l’adeguamento dei servizi, e deve imparare a convivere con i «nuovi cittadini», in un processo d’integrazione che sarà lento e spesso sofferto da entrambe le parti, come nell’emblematico caso di Orbassano, che negli anni Cinquanta viene eletto a «dormitorio di periferia» e vede aumentare la sua popolazione di quattro volte. La conclusione del viaggio è l’immigrazione «di oggi» da paesi dilaniati da guerre e povertà, che non hanno più nulla da offrire a chi rischia la vita pur di raggiungere l’Italia.
Supportato da una rigorosa ricerca documentale, un saggio dallo stile agile e di facile lettura, che ci aiuta a capire, se ancora ce ne fosse bisogno, che «siamo tutti figli delle migrazioni».