Il Titanic oggi non smette di far parlare di sé a cent’anni dal suo inabissamento. Dal vasto campo di detriti che circonda il relitto, la RMS Titanic Inc. (spesso insieme all’IFREMER e comunque in quanto titolare del diritto di recupero) ha prelevato nel corso degli anni molti reperti, tramite robot azionati da minisommergibili. Tra questi, vi sono componenti della nave, strumenti, pezzi di mobili, ceramiche e anche denaro, rinvenuto in una borsa di pelle che lo ha protetto. Alcuni sostengono che il transatlantico affondato custodisca nelle sue casseforti monete in oro e argento e anche gioielli, valutati diverse decine di milioni di dollari.
Di Francesco Ambrosini
Il Titanic oggi come cent’anni fa continua a esercitare un grande fascino per molti, spesso alla ricerca di tesori segreti o abbandonati tra i suoi resti, immersi nei fondali marini. Nell’inventario di bordo compariva, per esempio, una rara copia miniata delle Rubaiyat del poeta persiano Omar Khayyām che, se fosse recuperata in buono stato e venduta all’asta, potrebbe avere un enorme valore. Situazione diversa per altri oggetti legati al viaggio inaugurale del transatlantico, ma non precipitati con esso sul fondo dell’oceano, come i radiotelegrammi mandati dalla nave, gli effetti personali di chi si è salvato o appartenenti alle vittime ritrovate nei giorni immediatamente successivi al naufragio ecc.
I reperti
Alcuni di questi reperti si trovano nei musei, ma per altri, con un percorso non ricostruibile nei decenni, si sono svolte diverse vendite pubbliche o private. Chiaro esempio di questo sfruttamento commerciale è la lettera di una passeggera, riuscita a salvarsi su una scialuppa, spedita subito dopo essere sbarcata a New York dal Carpathia. Fu assegnata per 22.000 dollari in un’asta di Christie’s nel 2005 a un collezionista di cimeli.
Persino il giornale di bordo della Mackay-Bennet venne acquistato per 75.000 dollari nel 2007. Un caso più recente riguarda la vendita nel 2016 del sestante usato dal comandante del Carpathia per poco meno di 100.000 dollari. I discendenti delle persone perite nel naufragio hanno talvolta reclamato la proprietà di effetti personali (come l’orologio di una vittima, riconosciuto e richiesto dalla nipote americana), nonché la tutela della riservatezza e il rispetto del loro lutto per impedire che quanto recuperato diventi oggetto di commercio.
Le mostre
La RMS Titanic oggi e nel passato ha più volte chiesto l’autorizzazione a vendere all’asta gli oggetti prelevati dal fondale, che però non le è mai stata concessa. Anzi, varie sentenze del tribunale federale della Virginia le hanno attribuito il compito di conservarli e di effettuarne la manutenzione (in molti casi necessaria per evitarne il deterioramento), oltre che di renderli accessibili al pubblico.
La RMS Titanic Inc. li ha comunque esposti in diverse mostre (sei denominate Titanic: The Artifact Exhibition e una chiamata Titanic Science), compensando le spese con il ricavato dei biglietti, le sponsorizzazioni e la produzione e vendita di oggetti ispirati alla vicenda del transatlantico. Inoltre, ha ceduto alcuni reperti a vari musei per finalità culturali.
Nel 2011 alla RMS Titanic Inc è pervenuta la conferma della qualifica di Salvor-in-Possession dei reperti recuperati, senza la possibilità di alienarli se non con il consenso del tribunale. Lo stesso tribunale aveva in precedenza statuito il diritto a una compensazione per le spese sostenute nelle spedizioni sottomarine, secondo modalità da definirsi.
Il museo
Tuttavia, nel giugno 2016, la RMS Titanic Inc. (controllata dalla Premier Exhibitions Inc.), in difficoltà finanziarie, ha presentato istanza di Chapter 11 (una sorta di amministrazione controllata per pagare i creditori secondo un piano approvato dal giudice, mantenendo le attività dell’impresa ed evitando il fallimento) al tribunale di Jacksonville, in Florida.
Secondo quanto riportato, nelle missioni effettuate da parte della RMS Titanic Inc. (negli anni 1987, 1993, 1994, 1996, 1998, 2000, 2004 e 2010) si erano ottenute quasi 1600 ore di riprese video e più di 500.000 fotografie in digitale. Ma soprattutto erano stati prelevati più di 5500 reperti, una parte dei quali esposta in mostre e musei di tutto il mondo.
Il tribunale ha quindi autorizzato la vendita di quei beni tutti insieme a un singolo acquirente. Il National Maritime Museum UK e il National Museums Northern Ireland si sono allora uniti per comprarli, con l’obiettivo di «riportare a casa il Titanic ». L’idea era di costituire una comproprietà dei reperti, finalizzata alla loro conservazione e anche esposizione nel Titanic Belfast Museum, il cui direttore Conal Harvey dichiarava: «Non vogliamo che gli oggetti vengano sfruttati in maniera che riteniamo inappropriata».
Il tribunale
C’erano altri due concorrenti all’acquisizione dei reperti. Il primo era un gruppo di azionisti della Premier Exhibitions Inc. (individuato come Premier Acquisition Holding LLC), che includeva una società finanziaria di Hong Kong e i fondi di investimento statunitensi Alta Fundamental Advisers e Apollo Global Management (quest’ultimo con quote di maggioranza di aziende e anche università). Il secondo era un comitato di altri azionisti della Premier Exhibitions.
Seppure sostenuti dall’approvazione di molte organizzazioni e persone conosciute – fra cui la National Geographic Society, Robert Ballard e il regista James Cameron – i musei non sono riusciti a mettere insieme la cifra necessaria. Il 19 ottobre 2018, il tribunale della Florida (giudice Paul Glenn) ha attribuito i 5500 reperti a Premier Acquisition Holding LLC per 19,5 milioni di dollari. Il tribunale federale di Norfolk in Virginia, competente in materia (giudice Rebecca Beach Smith), ha approvato tale vendita il 21 dicembre 2018. Ha però ribadito l’indivisibilità dei reperti, che possono essere ceduti soltanto a un istituto qualificato e previa approvazione del tribunale.
«Patrimonio dell’umanità»
Ma di quali reperti si sta parlando? Gli elementi che raccontano il Titanic oggi a volte sono anche componenti e arredi della nave di vario genere (per esempio, porzioni della struttura, piastrelle, piatti, la statua del cherubino posizionata alla base del grande scalone, un lampadario, l’intelaiatura metallica di una sedia), più spesso si tratta di piccoli oggetti, talvolta di valore (come monete e persino un anello con zaffiro) ed effetti personali (come un cappello a bombetta, una borsa da viaggio). Tutto questo nei tribunali è stato definito la «Titanic collection», mentre i responsabili dei musei parlano di «patrimonio dell’umanità». Il Titanic oggi, appunto, continua a far parlare di sé.
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