Rochemolles, il paese che ha saputo conservare il suo fascino medievale.
di Gian Vittorio Avondo, Gabriella Rinaldi e Claudio Rolando.
Delle sei valli che insistono sulla conca di Bardonecchia, quella di Rochemolles, incontaminata e selvaggia, è quella più lunga, con uno sviluppo di circa 15 chilometri, e l’unica glaciale, avendo alla sua testata quel che resta del ghiacciaio Sommeiller. È percorsa da una strada carrozzabile, la più alta d’Europa, che raggiunge il colle del Sommeiller a quota 3009 m. La valle permette di passare dai boschi di latifoglie a quelli di conifere, poi alle praterie sottostanti, dalle cime rocciose alle morene di alta quota, toccando la borgata di Issard, l’abitato di Rochemolles, Grange Mouchequite, la diga di Rochemolles sovrastata dalla Pierre Menue, la più alta cima delle Alpi Cozie settentrionali, e la conca del rifugio Scarfiotti. È percorsa dal torrente omonimo, che nasce sotto la punta del Sommeiller (3333 m), alimenta il lago artificiale e prosegue arricchendosi delle acque del rio Almiane, sulla destra, e del rio Valfredda, sulla sinistra, quindi scende a Bardonecchia e concorre a formare la Dora Riparia.
Storia
Rochemolles è un paese di origini antichissime, anche se è probabile che sia solo leggenda la sua fondazione a opera dei Saraceni presenti in valle nell’anno 906. I primi documenti storici che ne testimoniano l’esistenza risalgono al 1296. Nel 1857, Rochemolles contava 547 residenti. È stato Comune autonomo dal 1336 al 1926, anno in cui il regime fascista decretò la fine dei piccoli comuni.
Visita
Il nome Rochemolles deriva dalle rocce friabili e tenere della zona. Per visitare il paese si attraversa il ponte di pietra sul torrente e si percorrono gli stretti vicoli sterrati. Grazie alla passione e all’attaccamento al territorio e alle tradizioni dei suoi abitanti, è stato avviato un processo di recupero e riqualificazione, all’insegna della semplicità e della sobrietà. Intorno alla bianca chiesa di San Pietro Apostolo s’incontrano le antiche abitazioni rurali restaurate secondo le tipologie architettoniche originali utilizzando legname e pietra locale. Gli interni sono stati ristrutturati progettando spazi per collocare gli oggetti della tradizione alpina legata alla pastorizia e all’agricoltura. Le case, infatti, hanno un duplice ruolo: abitazione e testimonianza storica. Ogni proprietario è orgoglioso di custodire un pezzo del patrimonio di cultura alpina e di comunicare ai visitatori lo scopo e l’uso di ogni singolo oggetto. Tristemente famoso per le innumerevoli valanghe che si sono abbattute nel corso dei secoli, dal 2004 Rochemolles è protetto da un sistema antivalanghe. Fulcro del paese è la chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo. L’esistenza della chiesa, monumento nazionale e più antica parrocchiale della conca di Bardonecchia, è attestata da un documento del 1296. A questa data risale l’abside, con i costoloni in tufo e gli archi a sesto acuto. La chiesa venne ampliata verso la metà del XV secolo, con il soffitto in legno a cassettoni colorati. La costruzione del piccolo pronao di accesso risale invece alla fine del Seicento. L’esterno presenta forme molto semplici con pareti in pietra intonacate di bianco. Di recente sono stati riportati alla luce interessanti pitture da attribuire al cosiddetto «Maestro della Ramat», un anonimo frescante attivo nei primi anni del Cinquecento. Al centro dell’abside è posto un grande ed espressivo crocefisso cinquecentesco, mentre nella cappella laterale si trova un coro che evoca quello di San Damiano ad Assisi, con il leggio del 1621. La chiesa conserva anche tre dipinti con ricche cornici a intaglio che rappresentano la Vergine con il Bambino e i santi Pietro e Paolo, del 1698; la Madonna del Rosario con i santi Domenico, Antonio Abate e Caterina da Siena, del 1703; l’Assunzione della Vergine con i santi Rocco e Sebastiano. Tra le opere d’arte patrimonio della chiesa, la croce processuale in argento di Yppolite Borel del 1540, la Madonna del XV secolo e un calice del 1450, tutti custoditi nel museo di arte sacra del Melezet. La chiesa è raffigurata in un francobollo emesso dalle Poste Italiane il 9 marzo 2004, in occasione dei XX Giochi Olimpici Invernali.
Escursioni
Da Rochemolles sono possibili numerose escursioni. Ne segnaliamo due di facile realizzazione. In auto è possibile raggiungere il rifugio Scarfiotti e il colle Sommeiller. Negli anni Sessanta e Settanta era la strada per lo sci estivo, oggi non restano sul colle che scarni resti del ghiacciaio. Da Rochemolles si segue la strada che risale la valle. Poco dopo la cappella di San Rocco termina l’asfalto. Si attraversano i prati di Grange Mouchequite e si costeggia il lago artificiale, quindi si entra in un vasto pianoro, Plan du Fond, alla cui fine si raggiunge, sulla sinistra, il rifugio Camillo Scarfiotti (2160 m), costruito nel 1923 e ora di proprietà del CAI Torino. Se si vuole proseguire (attenzione: la strada è piuttosto sconnessa e l’accesso è rigorosamente regolamentato, informazioni sulla percorribilità presso il rifugio), si ritorna sulla strada che con una serie di tornanti porta al pian dei Morti e con una leggera discesa al pian dei Frati. Si attraversa il rio di Fond. Un breve tratto asfaltato porta a una serie di tornanti che aggirano il pian di Patarè, dove sono visibili resti di un laghetto. Dopo altri tre tornanti con strada sconnessa si giunge al lago Sommeilier (2991 m), dove termina la strada. A piedi, invece, si raggiungono i bacini dello Jafferau (3 h 30 min), una bella passeggiata pianeggiante di 7 chilometri, che può essere interrotta in qualsiasi punto e che incrocia la decauville (dal nome dell’industriale francese Paul Decauville, che sul finire del XIX secolo ideò la ferrovia componibile), la piccola ferrovia realizzata negli anni Venti a servizio dei lavori di costruzione della diga di Rochemolles. Da Rochemolles si segue la strada che sale verso la diga. Dopo circa un chilometro, appena superate le Grange Mouchequite, ci s’imbatte nella piccola ferrovia. La si percorre su strada pianeggiante che, attraverso pascoli e foreste, raggiunge i bacini di Frejusia. Al ritorno, poco prima del ponte di Valfredda, si può scendere direttamente a Rochemolles con il ripido sentiero segnalato che attraversa il bosco Clot du Sapin.
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