Oliva Gessi è uno dei comuni pavesi più piccoli e si trova sulle colline tra Casteggio e Montalto Pavese, a cavallo tra le valli dei torrenti Rile Verzate e Rile San Zeno. Grazie al terreno calcareo, qui il riesling italico ha trovato la sua patria di elezione. Ha dato i natali a san Luigi Versiglia.
Di Adriana Maria Soldini
Oliva Gessi verrebbe dal termine «oliva» o «olivetta», nome del ligustro, oppure da un ulivo secolare vicino alla parrocchiale. Non si esclude che possa derivare da santa Oliva martire, ritratta nella cappella gentilizia del castello. La seconda parte del nome, aggiunta nel 1865, si riferisce alla frazione allora più popolosa ed è relativa a depositi gessosi (formazione gessoso-solfifera) sfruttati in antico.
Il borgo è noto fin dal 972, quando fu donato dall’imperatore Ottone I alla nuora Teofano, che a sua volta lo diede con altri beni al monastero pavese di Santa Maria delle Cacce. Il nome compare nel diploma del 6 ottobre 998 dell’imperatore Ottone III, con cui viene confermato tra i possedimenti del monastero pavese di San Martino.
Nel 1164 passò a Pavia e venne incluso nella podesteria o squadra di Montalto, infeudata ai Belcredi. Prima del XVII secolo passò alla famiglia pavese Isimbardi.
La visita
L’attuale borgo di Oliva Gessi risale alla seconda metà del Settecento, quando venne ristrutturato abbattendo le casupole di sassi e malta. Intorno ad ampie corti si sviluppano i portici, le stalle, le cascine, la grande casa dei massari a due piani con stanze illuminate, grandi finestre, sottotetto con ballatoio, ampie logge coperte, secondo il modello della grande cascina lombarda di pianura.
Dalla provinciale si arriva nel piazzale con attorno il municipio e il teatro parrocchiale Maurizio Defilippi (1926), che con i suoi novanta posti a sedere è tra i più grandi d’Europa in relazione al numero degli abitanti. Dal 1974 vi opera la compagnia dialettale G’74, fondata dall’attore comico vogherese Beppe Buzzi.
L’ulivo davanti al teatro secondo alcuni studiosi potrebbe risalire all’epoca romana, la ceppaia ha prodotto nuovi polloni. Vicino alla chiesa c’è un altro ulivo secolare, e uno molto antico è presente nella Tenuta Oliva, nell’area chiamata un tempo «botanica» per le sperimentazioni agronomiche e le coltivazioni praticate. Di fi anco al teatro si trova la chiesa parrocchiale di San Martino Vescovo.
Di origini antiche, è citata per la prima volta in una bolla pontificia del 1185 e fu riedificata entro il 1682. All’interno conserva una statua seicentesca della Madonna della cintura e tre affreschi (XVIII secolo) lungo la navata: Il battesimo di Gesù al Giordano, San Francesco che riceve le stimmate e il Martirio di san Pietro da Verona. Il fonte battesimale poggia su una colonnina di probabile età romana (tel. 0383 876210).
La salita e il castello
Di fronte alla chiesa è stata eretta la salita dei Martiri, una scalinata inaugurata il 25 giugno 2005 nel quinto anniversario della canonizzazione dei santi Luigi Versiglia e Callisto Caravario. Nel centro di Oliva Gessi, sulla provinciale, sorge in posizione dominante il castello, che la famiglia Isimbardi trasformò in dimora signorile nella prima metà dell’Ottocento.
L’origine dell’edificio daterebbe al X secolo. Presenta una corte centrale con ampia porta carraia a est. Posto su un alto muraglione di sostegno, un terrazzo cinge il castello su tre lati. Il lato orientale e quello settentrionale sarebbero autentici, ma molto rimaneggiati. Sul lato occidentale si trova una piccola cappella gentilizia, ricca di affreschi realizzati tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, fra i quali spiccano la pala d’altare che ritrae la Madonna nera di Oropa fra i santi Francesco, Carlo Borromeo, Francesco di Sales e, sotto a essa, il piccolo ovale con Santa Oliva vergine e martire.
Forse l’edificio antico vicino alle mura di Oliva Gessi fu in principio destinato ad abitazione del custode o a portineria, mentre il cascinale Cò da dlà ha decorazioni architettoniche dal lato verso le mura del castello. Nella domenica in prossimità del 3 maggio a Oliva si tiene l’antica festa dell’Inventio Crucis (cioè del ritrovamento della Croce), che rinnova l’uso d’inserire piccole croci di cera benedette dal parroco in nicchie chiuse da mattoni mobili, agli angoli del castello, per evocare la protezione divina dalle calamità.
Santi, corti e gelsi
Proseguendo sulla provinciale, si passa sotto il Vultö, arco a tutto sesto in mattoni che sostiene il grande muraglione, cosparso di piante di cappero, che imbriglia il terrapieno su cui si apre il giardino all’italiana e fa da raccordo con la casa natale di san Luigi Versiglia (nato il 5 giugno 1873), vescovo e martire salesiano, ispirato a prendere gli ordini da Don Bosco, trucidato in Cina il 25 febbraio 1930 e canonizzato nel 2000 da papa Giovanni Paolo II.
L’abitazione è un modesto edificio (1832) trasformato in museo, sulla cui facciata è stata posta una lapide marmorea (1930) con l’effigie del santo in un medaglione bronzeo. All’interno, oggetti personali, ricordi della vita in Cina, fotografie, documenti e altri materiali.
Sempre a Oliva Gessi, in via Centro, 5, s’incontra il complesso di Corte dei Gelsi (XIX secolo), uno splendido esempio di architettura rurale, su cui spiccano i notevoli motivi decorativi a traforo delle pareti in mattoni dei fienili. In località Gessi l’antica cava presenta alcuni affioramenti fossili, una ricca flora spontanea con vivaci fioriture e ordinati filari di vigneti.
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