Nel cuore della «Grande Foresta» della Garfagnana, Barga, borgo medievale prezioso, è arroccato in cima a una collina cui fanno da sfondo la cornice mozzafiato delle Alpi Apuane e l’arco naturale del monte Forato.
Di Rossana Cinzia Rando
Barga non ha bisogno di troppe presentazioni, innumerevoli sono infatti i motivi di richiamo: il dedalo di stradine che s’inerpicano tra gli antichi edifici d’impronta fiorentina, l’antico Duomo ricco di simbologie tratte dai bestiari medievali, le dolci memorie pascoliane, il Barga Jazz Festival e la Scottish Week d’inizio settembre: una settimana di musica e balli scozzesi, spettacoli, bevute di birre e whisky per festeggiare il profondo legame nato fra Barga e la Scozia fin dai tempi dell’emigrazione ottocentesca.
Non solo Medioevo
Liguri-apuani furono i primi abitanti del borgo garfagnino, ma la loro presenza fu cancellata dall’esercito romano nel 180 a.C. Antichi documenti attestano come nel Nono secolo Barga fosse un feudo della famiglia longobarda dei Rolandinghi, passato poi sotto il dominio lucchese, che nel 1236 avrebbe costituito i tre vicariati di Barga, Coreglia e Castiglione. La nuova autorità non era tuttavia gradita agli abitanti, che cercarono più volte di ribellarvisi e, pur di rendere la vita dura agli oppressori, intrecciarono rapporti commerciali con i fiorentini, acerrimi rivali dei lucchesi. Nel Medioevo il borgo fu un fiorente luogo di produzione della seta, e vi giungevano mercanti per commerciare tessuti, formaggi di pecora, miele, abbacchi e trote. La competitività commerciale con i lucchesi divenne così forte che questi ultimi, per proteggere i propri affari, imposero un consistente dazio su tutti i prodotti che uscivano dalle loro vicarie. Al giogo economico si aggiunse il dominio tirannico di Castruccio Castracani degli Antelminelli, signore di Lucca, durato fino al 3 settembre 1328, giorno della sua morte. Liberatasi dall’oppressore, nel 1331 Barga si sottomise spontaneamente alla Repubblica di Firenze e visse un lungo periodo di pace durante il quale l’abitato, prima sviluppato solo vicino alla rocca, si estese verso il basso attorno a quella piazza che fu chiamata Santa Maria Novella come tributo a Firenze (oggi piazza Angelio).
Qui, in compagnia della sorella Maria e del cane Gulì, di cui si conserva ancora il collare appeso all’ingresso, il poeta compose i Canti di Castelvecchio e altre opere mirabili. Ci sono ancora i mobili dell’epoca, gli oggetti a lui cari, il giardino e la cappella dove Pascoli è sepolto accanto alla sorella Maria.
Un’altra guerra fu combattuta nel 1436-1437 fra il condottiero Niccolò Piccinino, assoldato dai Visconti di Milano, che mise sotto assedio Barga, e il conte Francesco Sforza, inviato da Firenze in aiuto ai fedeli sudditi con una nutrita cavalleria e numerosi fanti a difendere la cittadina. In questo frangente, Piccinino impiegò per la prima volta le bombarde per fare breccia sulle mura, nonostante ciò l’8 febbraio 1347 le truppe fiorentine riuscirono a ottenere la vittoria. Per Barga iniziò così un lunghissimo periodo di prosperità e di fedeltà alla città gigliata che durò, con la breve parentesi dell’occupazione napoleonica, oltre cinque secoli, fino all’Unità d’Italia. Meno felici, invece, gli anni successivi al 1860, quando il borgo conobbe un lento declino economico che portò una considerevole parte della popolazione a emigrare verso il Regno Unito e gli Stati Uniti d’America. Ma chi partì non tagliò mai i legami con la propria terra: molti di loro sono riusciti a tornare a casa portando con sé famiglia e amici e investendo i propri risparmi in terreni e in villette nei dintorni del paese.
Il borgo si svela
Si può partire dalla parte più alta del borgo, nel grande piazzale erboso dell’Arringo, dove il popolo si riuniva a parlamento e dove il panorama sulle Alpi Apuane e gli Appennini incute meraviglia e soggezione. Qui sorge l’antichissimo Duomo di San Cristoforo, costruito a partire dall’anno Mille e poi ampliato con interventi architettonici e decorativi dallo stile romanico al gotico. Da notare sulla chiara facciata in pietra di alberese delle cave di Barga il portale principale, con due colonne sormontate da protomi leonine e da un architrave raffigurante la Vendemmia, simbolo di vita. Bellissimo è anche il portale del fianco sinistro, istoriato con un rilievo raffigurante il Miracolo di San Nicola attribuito allo scultore Biduino, che operò in Toscana nell’ultimo quarto del Dodicesimo secolo. Memorie letterarie echeggiano invece dalla possente torre campanaria, ornata di merli, bifore e trifore, il cui suono ispirò a Giovanni Pascoli la lirica L’ora di Barga.
All’interno della chiesa a catturare l’attenzione è lo spettacolare pulpito marmoreo della seconda metà del Dodicesimo secolo, attribuito alla scuola di Guido Bigarelli da Como, con decorazioni dedicate all’Annunciazione e alla Natività di Gesù e i simboli degli evangelisti. Dei due leoni scolpiti, uno atterra il drago, simbolo del Male, l’altro sconfigge l’Eresia, che da un lato lo accarezza e dall’altro lo pugnala. Da dietro l’altare maggiore protegge i fedeli la colorata statua lignea di san Cristoforo, patrono di Barga, dell’inizio dell’Undicesimo secolo, mentre dalla cappella del Santissimo Sacramento, a destra dell’altare maggiore, le scintillanti maioliche robbiane testimoniano l’influenza dei modelli artistici fiorentini nell’arte barghigiana, presenti anche nelle chiese di Sant’Elisabetta e di San Francesco.
Musei, accademie e la casa di Giovanni Pascoli
Sullo stesso piazzale prospetta il medievale palazzo dell’Arringo, che fu la residenza dei commissari e dei podestà di Barga: sotto la loggia conserva stemmi e antiche unità di misura locali (braccio, coltello, staio fiorentino). Oggi è sede del Museo Civico del Territorio, che con un approccio didattico illustra l’archeologia e l’arte di Barga dal Medioevo al barocco. Si scende quindi nel centro storico che conserva intatta la sua struttura medievale, con palazzi rinascimentali di nobile aspetto che apportano un tocco di fiorentina eleganza nell’architettura rustica della valle del Serchio. Su via di Mezzo si affaccia il lezioso teatro dei Differenti, ricostruito a fine Settecento nel luogo dove si trovava quello fondato nel 1689 dall’Accademia dei Differenti, promossa e sostenuta dai Medici.
A circa 4 km da Barga, nella frazione di Castelvecchio Pascoli sorge infine la Casa-Museo Pascoli; un luogo immerso in una pace fuori dal tempo dove il poeta trascorse gli anni più tranquilli della sua esistenza, dal 1895 al 1912, nella villa settecentesca dei Cardosi- Carrara, che Pascoli acquistò nel 1902. Qui, in compagnia della sorella Maria e del cane Gulì, di cui si conserva ancora il collare appeso all’ingresso, il poeta compose i Canti di Castelvecchio e altre opere mirabili. Ci sono ancora i mobili dell’epoca, gli oggetti a lui cari, il giardino e la cappella dove Pascoli è sepolto accanto alla sorella Maria in un’arca marmorea scolpita dallo scultore piemontese Leonardo Bistolfi.
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