Bassano del Grappa: si fa presto a dire che non è soltanto il suo pur famosissimo ponte e che invece è un prezioso scrigno di monumenti, piazze e palazzi tutti da scoprire. Si fa presto ed è sicuramente vero.
Di Mario Galloni.
Bassano del Grappa eppure è in qualche modo identificabile con il Ponte Vecchio dedicato agli Alpini, al cui fascino è impossibile resistere, al punto che una volta giunti nella cittadina solcata dal Brenta e circondata dalle colline, la prima tappa rimane invariabilmente quella. Lo si attraversa a piedi per ammirare la tramatura artistica dei legni, che alla sommità lo coprono interamente a capanna e alla base si incastonano nel fiume per sorreggerlo, e per godere del panorama che a nord si apre sulle propaggini dell’altopiano di Asiago e sul monte Grappa.
Il ponte
Icona della città e patrimonio storico del territorio, il ponte racconta una storia tormentata e si fa vanto di un genitore illustre. La prima struttura gettata sul Brenta per collegare Bassano a Vicenza risale al 1209, ed era anch’essa completamente in legno. Nel tempo si susseguirono incendi, alluvioni e repentine ricostruzioni.
Nell’ottobre del 1567 la piena del Brenta la travolse ancora. Questa volta si pensò di affidarne la rinascita ad Andrea Palladio, che infatti nell’estate di due anni dopo presentò un progetto molto simile al ponte preesistente andato distrutto, ma radicalmente più avanzato in quanto a soluzioni tecniche e strutturali. E a conferma della straordinaria solidità raggiunta, la nuova struttura resistette due secoli. In seguito il ponte fu raso al suolo altre tre volte, l’ultima il 17 febbraio del 1945 al termine del secondo conflitto mondiale. Ricostruito seguendo fedelmente il progetto originale del Palladio, fu quindi inaugurato nel 1948 e in seguito più volte ristrutturato.
La capitale mondiale della grappa
A nord del ponte il Museo degli Alpini, luogo culto della città, è un museo della memoria il cui filo si dipana attraverso reperti e cimeli delle due guerre mondiali, testimonianze della vita in trincea, con particolare attenzione al ruolo fondamentale svolto dal corpo degli Alpini durante i conflitti e nella resistenza al nazifascismo. Bassano, quindi, capitale mondiale degli Alpini, senza però dimenticare che lo è anche della grappa, il più italiano dei distillati.
La più antica distilleria del Belpaese fu fondata nel 1779 proprio qui da Bortolo Nardini – capostipite di una famiglia che sulla grappa ha costruito un brand del made in Italy e un impero commerciale – in un locale situato all’ingresso orientale del Ponte Vecchio.
Da allora la Grapperia osserva dalle sue finestre lo scorrere del Brenta e della storia patria. Annoverata fra i Locali Storici d’Italia, la Grapperia è rimasta immutata nel tempo e regala ancora oggi un’atmosfera inimitabile nella quale bassanesi e turisti amano immergersi per assaporare la magia di un prodotto che ha fatto la storia.
A pochi passi dal ponte, ospitato in un palazzo quattrocentesco, sorge invece il Museo della Grappa, dove la famiglia Poli, altri giganti della distilleria italiana, ha voluto condensare in poche sale ben allestite la storia della grappa e della sua produzione, un percorso didattico arricchito da documenti antichi, illustrazioni, piccoli video e strumenti del mestiere.
Chiude la visita la più grande raccolta italiana di bottiglie mignon insieme a due olfattometri che consentono di annusare venti distillati differenti.
La carta stampata e le arti
Piazza Libertà è il salotto nobile di Bassano del Grappa, dove si affacciano prestigiosi palazzi tra i quali le case dei Remondini, cognome che richiama un’altra gloria della città. Il mercante Giovanni Antonio Remondini cominciò proprio da qui, nel 1660, una storia imprenditoriale che condusse gli eredi a creare un impero della carta stampata e a fare di Bassano uno dei più importanti centri industriali della Serenissima.
Tra Seicento e Ottocento le incisioni targate Remondini si imposero come un modello iconografico universale, opere d’arte che illustravano racconti, luoghi, santi e madonne. Oggi questa storia gloriosa è raccolta nelle stanze al piano terra del prestigioso Palazzo Sturm, dal 2007 sede del Museo della Stampa Remondini.
All’interno acqueforti e xilografie di grandi incisori, ma anche libri, giochi e illustrazioni popolari, accompagnano in un viaggio ideale attraverso l’avventura imprenditoriale dei Remondini e i capolavori dell’arte grafica.
Il piano nobile della preziosa dimora affrescata rende invece lustro alla tradizione ceramica bassanese. L’allestimento del Museo della Ceramica Giuseppe Roi ha raccolto le collezioni cittadine ordinandole con criterio temporale e in base alla tecnica esecutiva.
Infine, sarebbe un vero peccato lasciare il palazzo senza godere dell’impagabile vista sul Brenta e il Ponte Vecchio offerta dal suo belvedere.
A guardia di Bassano del Grappa e del fiume
Collocato su un’altura sopra la città, il Castello degli Ezzelini si protende come un balcone sulle prealpi venete vigilando nel contempo sul sottostante borgo e sul corso del fiume Brenta.
Legato alle memorie degli Ezzelini, il maniero fu teatro di ribellioni e contese tanto da configurarsi come quinta teatrale ideale nel periodo romantico: qui infatti fu ambientato Oberto conte di San Bonifacio, fosco dramma verdiano di amore e tradimento.
Il castello sorse probabilmente attorno alla chiesa di Santa Maria in Colle per difendere gli abitanti dalle incursioni degli Ungari. Fallito il tentativo di arginarli da parte di Berengario del Friuli, che proprio sul Brenta fu sconfitto il 24 settembre 899, gli Ungari dilagarono in pianura sconvolgendone gli equilibri politici.
Così il Bassanese nel 917 passò dal vescovado di Asolo a quello di Vicenza e tale rimase fino al XII secolo, quando lo stesso vescovo ne fece dono a Ecelo I, capostipite della dinastia degli Ezzelini.
Nel 1223 Ezzelino II da Romano, ormai anziano, si ritirò in monastero e affidò i suoi domini ai due figli: Bassano e la Valsugana toccarono ad Alberico, il Trevigiano e la Marca a Ezzelino III, con il Muson a fare da spartiacque.
Da allora, soffocata la «rivolta dei liberi» che nel 1229 tentarono di arginare il controllo dei nobili per ottenere una maggiore autonomia comunale, Alberico utilizzò il castello di Bassano come base per le sue operazioni militari.
Passato agli Scaligeri, poi ai Visconti e infine a Venezia, la rocca riuscì a resistere nel 1412 all’assedio perpetrato dagli ungheresi di Sigismondo, ma non all’impeto delle truppe di Massimiliano d’Austria nel 1508.
Decadenza e recupero
E se la Serenissima riuscì a salvarsi dall’annientamento, la fortezza invece decadde, giungendo ai tempi moderni in stato di degrado e abbandono. Il restauro iniziato dagli anni Novanta del secolo scorso la sta però restituendo pian piano alla vita cittadina.
A dominare il panorama di Bassano del Grappa, con i suoi oltre trenta metri di altezza, è la Bolzonella o Torre di Ser Ivano, che tradizione ricollega all’omonimo masnadiero di Ezzelino III.
All’ingresso si incontra l’antico Corpo di Guardia, un quadrilatero irregolare in laterizi, pietre calcaree e ciottoli di fiume disposti a file alternate. Questa parte, così come le basi delle torri e delle murature, coincidono con le strutture più antiche (XII-XIII secolo).
Consigliamo, quando capita l’occasione, di visitare il camminamento (le aperture sono comunicate sul sito del comune) per ammirare il bellissimo panorama sui monti, sul fiume Brenta e sul Ponte Vecchio.
Lascia un commento