Ossana è un borgo è posizionato in una conca nell’Alta val di Sole, esattamente all’imbocco della val di Peio, ai piedi delle cime del gruppo della Presanella.
di Valentina Schenone
Ossana è dominata dalla torre del castello di San Michele, circondata da robuste mura aggrappate a un pendio roccioso che lambisce il centro abitato. L’acqua divide il borgo capoluogo e le sue due frazioni, con il torrente Noce che arriva da nord (e divide Peio da Cusiano) e il torrente Vermigliana da ovest (oltre il quale si trova Fucina). Risalendo la strada alta dopo la chiesa parrocchiale di San Vigilio, si apre, al termine di una facile passeggiata, l’incantevole Valpiana, stretta tra alti alberi e circondata da un profondo silenzio, punto di partenza per altre escursioni, dalle più semplici alle più impegnative.
La storia
Vari scavi archeologici e ritrovamenti, compresi alcuni nell’area del castello di San Michele, certifi cano la presenza dell’uomo lungo le rive del Noce nell’età del bronzo, seguita poi da quella romana, gota e longobarda. Il dosso roccioso su cui sorge il castello è stato da sempre un punto di difesa e controllo su questo territorio di transito, così strategico da essere conteso nel corso dei secoli da principi vescovi, conti e famiglie feudali. Il castello (forse di epoca longobarda ma citato solo dal 1191) nel 1267, mentre si trovava sotto il potere di Trento, fu usurpato da Mainardo II del Tirolo, per poi passare a Giacomino de Federicis e alle famiglie Heyford e Bertelli di Caderzone. Nel 1525, il colpo di scena: il maniero fu conquistato dai contadini (nel corso della cosiddetta «Guerra rustica», una rivolta contadina contro il servaggio feudale). Repressa nel sangue la ribellione, le milizie vescovili tornarono padrone della situazione e del castello che successivamente passò a signori veneti. Purtroppo lo scorcio fi nale della sua storia vide saccheggi da parte sia dei francesi sia dei bavaresi. Oggi è di proprietà della Provincia autonoma di Trento. I primi documenti in cui si cita Vulsana (l’antico nome, di derivazione latina, di Ossana) sono della fi ne del XIII secolo, e per lungo tempo il paese è stato il centro politico, ecclesiastico (con la pieve di Ossana) e amministrativo dell’Alta val di Sole. Per tutto il Medioevo e l’età moderna Ossana è stato un fi orente villaggio dedito a scambi commerciali con le altre valli trentine e quelle lombarde. L’allora attiva estrazione del ferro nelle miniere di Comasine (val di Peio) – in quella che oggi è diventata la frazione di Fucine ci si occupava della lavorazione di questo materiale – determinò un forte fenomeno immigratorio tra il 1350 e il 1600, specialmente dalla Lombardia, che ha lasciato un’influenza ancora oggi presente nella parlata. Nel dicembre del 1800 a Fucine si verificò un sanguinario scontro tra truppe napoleoniche e austriache, con queste ultime che ebbero la meglio. Le terribili battaglie della Grande Guerra sul fronte del Tonale sono ricordate invece dall’area dell’ex-cimitero di guerra austroungarico dove furono sepolti oltre millequattrocento soldati. Le cronache raccontano anche dell’incendio della vecchia canonica nel 1918 a opera dei soldati italiani scesi dalle montagne al termine del conflitto, la cui fine portò, per fortuna, a delineare un confine non più tra due stati in guerra ma tra due regioni, oggi dedite al turismo.
La visita
Se si arriva da Trento, è all’altezza della frazione di Cusiano (dove vale una visita la pregevole chiesetta di Santa Maria Maddalena, proprio sulla provinciale, che ospita all’interno un ciclo di preziosi affreschi di fine Quattrocento firmati da Giovanni e Battista Baschenis, ispirati alla Legenda aurea di Jacopo da Varazze, e due lapidi sepolcrali del 1556 e del 1589) che si sale verso Ossana. Entrando in paese si incontra la chiesa di San Vigilio, dedicata al santo che portò il cristianesimo in Trentino, circondata e protetta dall’alto dal fitto bosco. Già documentata dal 1183, venne riedificata nel 1497 e 1558: l’aspetto rinascimentale del corpo principale contrasta pesantemente con le fattezze romaniche del campanile. Il portale principale, riparato da un piccolo portico su due colonne, mostra lo stemma del cardinale Madruzzo, principe vescovo di Trento nel XVI secolo, e fa rivivere nei nomi incisi i due personaggi che amministravano questo luogo nel 1536, anno della costruzione del portico: il canonico, Nicolò de Neuhaus, e il pievano, Camillo Zanelli. Aperto sulla piazza, che prende il nome dalla chiesa, si trova un piccolo portale laterale sovrastato da un affresco di san Vigilio. Gli interni si presentano tendenzialmente spogli, facendo così risaltare il poco che vi è ospitato: una seicentesca ancona lignea dell’antico altare maggiore, realizzata nel Seicento, il grande pulpito di Giovanni Battista Ramus, e in fondo alla navata un frammento di una decorazione bascheniana. Su una ripida collina poggia il castello di San Michele, prezioso a livello archeologico: gli scavi hanno portato in luce i resti di un’antica cappella dedicata al santo, venerato dai longobardi, precedente all’edificazione del resto del complesso, un ritrovamento che sembra confermare le radici longobarde di Ossana. La struttura è protetta da una doppia cinta di mura, spesse fino a quasi tre metri, tra le quali la popolazione poteva rifugiarsi in caso di pericolo. Il mastio, alto ben venticinque metri, è l’unica parte integralmente conservata. L’accesso attraverso il grande arco era protetto dal classico ponte levatoio e introduceva al grande cortile interno. Il castello è visitabile al pubblico dal 2014 e d’estate ospita laboratori per bambini e ragazzi, mentre nel periodo natalizio si anima dei tanti presepi che poi si estendono nel borgo tra vòlti, finestre e vecchie stalle. Per le tappe successive della visita, non resta che seguire il richiamo dell’acqua che scorre.
Costeggiando il Noce sulla strada verso il campo sportivo si giunge ai piedi della chiesa di Sant’Antonio da Padova, eretta tra il 1686 e il 1718 sopra il colle Tomino, sul quale si snoda un suggestivo percorso del calvario attraverso settecentesche edicole dipinte. La chiesa è un piccolo ma importante esempio dell’arte tardobarocca in val di Sole: oltre al bel portale, al suo interno fioriscono le elaborate decorazioni a stucco del comasco Filippo Boni e gli affreschi di Giovanni Marino dalla Torre di Mezzana. Sulle pareti non mancano tele di pregio, sei per la precisione, a opera di Domenico Bonora di Cavalese. Davanti alla chiesa sorge il momumento al Kaiserschütze (fucilieri dell’esercito austriaco, reclutati per leva anche tra i giovani del Trentino nel periodo austroungarico), realizzato nel 1917 dallo scultore Othmar Schrott-Vorst (1882-1963), a guardia del cimitero di guerra austroungarico smantellato nel 1942. Oggi l’area ha preso il nome di «Parco della Pace». Scendendo invece verso il torrente Vermigliana e seguendo sulla sinistra l’indicazione del sentiero che sale verso il bosco si arriva all’orto botanico Derniga (raggiungibile anche da un comodo sentiero nei pressi della parrocchiale): una vera e propria oasi di tranquillità con decine di specie di alberi, arbusti e piante, e completa di area didattica dedicata ai giovanissimi.
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