Tuscania, sin dal nome che sembra celebrare la perfetta unione tra Tuscia e Toscana, si può intuire la ricchezza storica e geografica di Tuscania. Circondato da dolci e verdi colline e da numerosi corsi d’acqua, il borgo si trova ai margini di quella che viene definita Maremma viterbese e potrebbe rappresentare l’ideale centro dell’antica Etruria, divisa tra la costa tirrenica e il rigoglioso entroterra.
Di Anita Franzon.
Tuscania: in quest’area fertile e abitata da tempo immemorabile, gli Etruschi lasciarono numerose tracce, come i tantissimi sarcofagi poi reimpiegati all’interno delle chiese e addirittura come arredi urbani; molti oggi sono esposti al museo dedicato. Questa particolarità fa di Tuscania un vero e proprio centro di riferimento, tanto da essersi meritata il titolo di Città dei Sarcofagi.
La Storia
Le origini di Tuscania sono antichissime e secondo alcuni addirittura leggendarie, ma le testimonianze che il borgo ancora custodisce risalgono all’età del bronzo. Gli archeologi hanno individuato sette insediamenti collocati su altrettante alture a partire dal VII secolo a.C., con il principale abitato sull’attuale colle di San Pietro, dove sorgeva l’antica acropoli etrusca; mentre sono numerose le necropoli sparse nelle campagne circostanti. Furono infatti proprio gli Etruschi a rendere Tuscania un borgo di centrale importanza, approfittando della strategica rete viaria, poi rinforzata dai Romani come Via consolare romana Clodia, che attraversava l’abitato – ancora oggi è in parte visibile – collegando le città costiere a quelle dell’interno.
Con la scomparsa degli Etruschi, Tuscania divenne municipio romano, continuando a crescere e a prosperare. Ma con la caduta dell’impero romano, il borgo subì le incursioni dei barbari e nel 574 venne conquistato dai Longobardi. Nel 774 anche il territorio di Tuscania venne assoggettato dalle truppe di Carlo Magno, quindi ceduto allo Stato della Chiesa, che ne assunse il controllo. Divenuto libero comune nel 1100, il centro venne cinto da alte mura a difesa dagli attacchi nemici e, al contempo, riuscì a ottenere il controllo sulle vicine città, ritrovando un certo benessere fino a quando, in seguito alle lotte tra guelfi e ghibellini, anche le sorti di Tuscania andarono peggiorando e il borgo fu quindi posto sotto il controllo di Viterbo.
Invasioni, carestie e distruzioni continuarono (con picchi nel Trecento, quando si rese necessario restringere la cinta muraria) fino a epoche più recenti. Ciò mise a dura prova la sopravvivenza dei tesori di Tuscania; negli ultimi secoli, il borgo si è concentrato sull’attività agricola.
Il terremoto del 6 febbraio 1971, alle ore 19.09, ha messo in serio pericolo il patrimonio artistico di Tuscania, oggi recuperato con un attento restauro. Nei decenni successivi il centro storico venne abbandonato in favore di nuove costruzioni fuori dalla cerchia delle mura, ma negli ultimi anni e dopo lunghi lavori di messa in sicurezza, anche la parte più antica della cittadina è tornata a vivere come un tempo: oggi stanno tornando i locali e i negozi, così come un rinnovato desiderio di far conoscere il borgo e le sue bellezze.
Il centro e la basilica
L’elegante centro storico di Tuscania è costituito da un ghirigoro di vie e intimi scorci, piazzette e passaggi coperti su cui affacciano antiche case medievali e nobili palazzi rinascimentali, dov’è piacevole girovagare fantasticando sulla vita in epoche passate; ciò non ostante, per queste vie si ritrova ancora grande fermento. Il tutto è protetto dalla cinta muraria, interrotta da imponenti porte che tutt’oggi danno accesso al borgo, ma due tra gli edifici principali, ovvero le chiese di San Pietro e di Santa Maria Maggiore, si trovano in posizioni decentrate e fuori dalle mura.
In seguito a un’epidemia di peste e a una forte carestia con conseguente crisi demografica, nel Trecento Tuscania si trovò costretta ad accorciare la cinta muraria, di fatto dimezzandola e lasciando fuori le due imponenti chiese romaniche: è tuttavia grazie al relativo isolamento che queste si sono conservate alla perfezione. In pozione più elevata, la basilica di San Pietro sorge sull’omonimo colle sopra l’antica acropoli etrusca, un luogo che ancora oggi conserva una vibrante energia abbinata a una metafisica bellezza. Qui i registi cinematografi ci fanno da tempo a gara per poter ambientare le loro pellicole, che vanno dall’Otello (1952) di Orson Welles a Nostalghia (1983) di Andrej Tarkovskij, passando per L’Armata Brancaleone (1966) di Mario Monicelli, Uccellacci e uccellini (1966) di Pier Paolo Pasolini e Giulietta e Romeo (1968) di Franco Zeffirelli.
Il luogo, in effetti, racchiude una magia unica, con la chiesa che si affaccia su uno spiazzo erboso incorniciato dal palazzo vescovile e dalle alte e possenti torri di difesa. Secondo alcuni studiosi, il primo nucleo dell’edifi cio religioso risale al secolo VIII, ma la facciata fu costruita verso la fine dell’anno Mille. Proprio sulla facciata colpisce il rosone con i simboli dei quattro evangelisti, formato da tre cerchi concentrici e con ricche decorazioni, oltre al portale maggiore incastonato in una cornice in marmo incassato nel nenfro, dura pietra locale.
Il portale è inoltre sovrastato da una loggetta cieca formata da dieci colonnine con capitelli ionici e arcatelle in marmo, ai cui lati si trovano due bifore: quella a destra è caratterizzata da figure demoniache, mentre quella a sinistra da rappresentazioni di angeli e padri della Chiesa; al di sotto di quest’ultima si può scorgere un bassorilievo, di probabile origine etrusca, raffigurante un uomo danzante. L’intera facciata cadde in avanti durante il terremoto del 1971, ma è stata restaurata con cura.
È invece andata distrutta buona parte degli affreschi che decoravano l’austero interno, diviso in tre navate, dove si possono ammirare il pavimento cosmatesco a decorazioni geometriche (in quella centrale), i sarcofagi etruschi esposti nella navata sinistra, un ciborio con iscrizione del 1093, un seggio vescovile (San Pietro fu cattedrale di Tuscania sino al Quattrocento) e una cripta dalle fitte colonne: sono 28 e quasi tutte di reimpiego, ovvero provenienti da altri edifici più antichi, soprattutto romani.
Santa Maria Maggiore
Poco più a valle, alle pendici del colle di San Pietro, si trova Santa Maria Maggiore, con tutta probabilità antecedente a San Pietro, anche se la sua consacrazione avvenne soltanto nel 1206. La facciata, di grande impatto, è il frutto di diversi interventi avvenuti nel corso dei secoli, forse anche a causa dei frequenti terremoti che hanno colpito la zona, ed è decorata con pietre diverse tra loro, statue, mosaici, un ricco rosone e altre decorazioni provenienti da monumenti più antichi. Curiosa è la robusta torre campanaria, distaccata dal complesso e risalente al 1100.
Ma a colpire è soprattutto l’interno (anche se al momento della scrittura di questa guida erano presenti delle impalcature di sostegno), decorato con affreschi duecenteschi che culminano in un grandioso Giudizio universale. È qui che s’incontra un mostro: gli abitanti di Tuscania lo chiamano Cacanime ed è la rappresentazione di un diavolo intento a divorare i dannati per poi digerirli e defecarli nelle fauci spalancate di un drago.
Fuori dal borgo
Fuori dal borgo si può visitare il Museo Nazionale Archeologico di Tuscania (largo Mario Moretti), ospitato nei locali dell’ex convento di Santa Maria del Riposo: qui sono raccolti i caratteristici sarcofagi di Tuscania, oltre a corredi funerari ritrovati nelle tombe delle più importanti famiglie della zona tra il IV e il II secolo a.C. Entrando nel centro storico si può andare alla ricerca del centrale duomo di origine medievale ma dall’aspetto rinascimentale: è la cattedrale di San Giacomo, in piazza Bastianini, dove sorge anche una bella e secentesca fontana, la fontana Grande.
Tra le fonti, tuttavia, si cerchi quella delle Sette Cannelle (largo delle Sette Cannelle) con i sette mascheroni che la compongono e dai quali sgorga l’acqua: è la più antica della città. Per chi ama l’architettura moderna, bene integrato è il teatro comunale Il Rivellino (piazza Basile), che offre una ricca stagione teatrale e musicale. Gli abitanti di Tuscania ricordano che la sera dell’inaugurazione del nuovo teatro coincise, per ironia della sorte, con il disastroso terremoto del 1971 e la struttura venne quindi ricostruita con nuove norme di sicurezza negli anni Novanta. Infine, davanti alla torre di Lavello, si accede al parco Belvedere, con bei giardini che sorgono a ridosso delle antiche mura di cinta, dove un tempo gli abitanti di Tuscania facevano l’orto. Qui si apre una panoramica veduta sulla basilica di San Pietro e sulla verde campagna che circonda il borgo.
Lascia un commento