Il forte di Bard rappresentò il principale ostacolo per l’esercito di Napoleone durante la campagna italiana del 1800, culminata con l’apoteosi di Marengo. Questo articolo rievoca lo scontro avvenuto intorno al forte tra l’esercito austro-piemontese e quello francese.
Di Gianbattista Aimino e Luca Grande.
Il forte di Bard, in quel maggio del 1800, viveva in attesa dell’arrivo delle armate di Napoleone. Il 16 maggio 1800 l’avanguardia dell’Armata di riserva francese occupò la città di Aosta nel corso di quella che sarà ricordata come la seconda campagna d’Italia. Bonaparte, divenuto primo console dopo il colpo di stato del gennaio 1800, era intenzionato ad attraversare le Alpi per prendere alle spalle l’esercito austriaco, che assediava le truppe francesi bloccate a Genova.
Occupata Aosta, le truppe del generale Jean Lannes proseguirono la loro marcia fino al forte di Bard, dopo aver sventato con successo, il 17 maggio, il tentativo degli austriaci di ostacolare la loro avanzata a Châtillon. Il 19 maggio il generale Louis Alexandre Berthier spostò il quartier generale a Verrès e inviò tre messaggi a Napoleone Bonaparte, il quale, in procinto di attraversare le Alpi, si trovava all’ospizio del Gran San Bernardo.
Il forte di Bard
Berthier sottolineava le sfide imminenti causate dalla presenza del forte di Bard, che si ergeva come una formidabile barriera al passaggio delle truppe e, soprattutto, dell’artiglieria. Il forte di Bard, con i suoi 26 cannoni, rivestiva infatti un ruolo cruciale come custode della principale direttrice che collegava la Francia alla pianura padana attraverso le Alpi occidentali.
In aggiunta, il forte presidiava il solo ponte della valle che attraversava la Dora Baltea. Questa posizione strategica conferiva al bastione una notevole importanza tattica e strategica, in grado di controllare e regolare il flusso delle truppe e delle forniture da e verso la Valle d’Aosta. La sua posizione intralciava anche le vie alternative verso la pianura, dove il passaggio dei cannoni era comunque impraticabile.
A ulteriore complicazione della situazione, il letto della Dora Baltea risultava circa sei volte più vasto di quanto appaia oggi. Pertanto, la via obbligata era quella che passava sotto il tiro dei cannoni del forte.
I movimenti francesi
Per superare questa formidabile barriera, l’avanguardia del generale Lannes si trovò costretta ad aggirare il forte attraverso un percorso alternativo sul monte Albard, situato a nordest della roccaforte, ma a causa delle difficoltà del terreno i francesi riuscirono a far transitare per questo passaggio solo la loro fanteria e due reparti di cavalleria.
Nella serata del 20 maggio, mentre l’avanguardia dell’armata di riserva, attraverso il percorso sul monte Albard, superava il forte di Bard e lo isolava da ogni comunicazione con Ivrea, il generale di divisione Pierre-Antoine Dupont chiese la resa al capitano Josef Stockard von Bernkopf, comandante del forte di Bard. Di fronte al rifiuto del capitano austriaco venne ordinato l’attacco al borgo di Bard, abbandonato dalla popolazione fin dal giorno della presa di Aosta.
La guarnigione del forte nella primavera del 1800 era costituita da circa 300 soldati austriaci e 100 soldati piemontesi. Nella notte tra il 21 e il 22 maggio, approfittando dell’oscurità, i soldati della 58a mezza brigata della Divisione Loison, sotto la guida del generale Jacques-Nicolas Gobert, avanzarono dietro i parapetti lungo la strada, raggiungendo e demolendo la porta di Culetto.
La conquista del borgo
Nel frattempo, un secondo gruppo di zappatori del Genio discese lungo le pareti della montagna, superò le prime palizzate e conquistò l’alta e bassa borgata, abbassando il ponte levatoio dalla parte di Donnas. Costretta a ritirarsi combattendo nella fortezza, la guarnigione austriaca si vide costretta ad abbandonare il borgo.
I francesi presero il controllo del paese, tagliando l’unica via di rifornimento al forte, e diedero inizio a uno scambio giornaliero di fucileria con gli assediati dalle finestre delle case del borgo. La mattina del 22, il generale Pierre-Antoine Dupont aveva inviato al capitano Bernkopf un secondo invito alla resa, ottenendo un secondo rifiuto.
L’attacco al forte di Bard
Un distaccamento di 400 uomini prese posizione ad Albard, tenendo sotto il fuoco le batterie basse e i trinceramenti di fronte alla Dora. Sulla montagna sovrastante il forte vennero trasportati a braccia tre pezzi di artiglieria da campagna catturati agli austriaci nel combattimento di Châtillon.
Tuttavia, nonostante questo sforzo, la potenza di fuoco non era sufficiente a costringere il forte alla resa. Nella notte del 25 maggio il comandante l’artiglieria d’armata, generale Auguste-Frédéric-Louis Viesse de Marmont, con l’autorizzazione del primo console, riuscì a far passare con uno stratagemma 6 cannoni per la strada maestra in prossimità del forte. Marmont racconta così lo stratagemma messo in atto.
Io cominciai la mia prova con sei pezzi e sei cassoni, prendendo le seguenti precauzioni: feci avvolgere le ruote, le catene e tutte le parti sonanti de’ carriaggi con del fieno torto, spargere sulla strada il lettame e le materasse che si trovarono nel villaggio, staccare i carriaggi e surrogare i cavalli da cinquant’uomini posti a galera; i cavalli si sarebbono fatti intendere, un cavallo ucciso avrebbe arrestato tutto il convoglio, mentre che gli uomini non avrebbono fatto strepito, ed uccisi o feriti, non inceppando il carriaggio, non avrebbono arrestata la marcia.
Dopo il passaggio dei primi quattro cannoni, nel forte viene dato l’allarme e gli ultimi due cannoni vennero fatti passare sotto una pioggia di fuoco. La mattina del 26 maggio, le truppe napoleoniche tentarono invano un attacco al forte da tre direzioni, e la zattera utilizzata per attraversare la Dora venne affondata.
L’assedio
Fallito l’attacco, ai francesi non restava che porre il forte sotto assedio.
Il 27 maggio Napoleone ordinò l’assedio del forte da parte della divisione di retroguardia comandata dal generale Joseph Chabran e proseguì con il resto dell’esercito per raggiungere l’avanguardia.
La divisione di Chabran era considerata la più debole dell’armata, composta in gran parte da coscritti alla loro prima esperienza militare. Il forte fu circondato da più di 1200 fucilieri, guidati da oltre cento ufficiali, distribuiti nel borgo di Bard, sul lato di Hône, sul lato di Donnas e sulle alture di Albard.
Tuttavia, nonostante la pressione costante degli assedianti, i pezzi d’artiglieria francesi non riuscivano a causare gravi danni alle strutture dell’edificio. Si rese pertanto necessario portare un cannone di grosso calibro vicino alla porta principale per sparare da distanza ravvicinata.
Nelle notti del 30 e 31 maggio, il generale Andreossi fece trascinare un cannone da 12 pollici pesante quasi una tonnellata fino al presbiterio della chiesa parrocchiale vicino al campanile, fuori dalla vista e dal tiro degli assediati. La mattina del 1° giugno ebbe inizio il bombardamento, e questa volta brecce sempre più larghe cominciarono ad aprirsi nei muri del forte.
La fine
Al tramonto venne intimata la resa e il comandante Bernkopf, incapace di difendersi a oltranza e senza possibilità di ricevere soccorsi, si arrese con l’onore delle armi.
Nonostante la resistenza della guarnigione di Bard, l’Armata di riserva riuscì a scendere verso la pianura piemontese, sebbene la marcia fosse stata sensibilmente ritardata e ostacolata per ben 14 giorni.
Pochi giorni dopo la battaglia di Marengo, Napoleone ordinò la demolizione totale del forte di Bard, insieme a tutte le principali fortezze sabaude.
Lascia un commento