La miniera di Traversella conserva imponenti strutture che raccontano un secolo di storia e di estrazioni. Raggiungibile attraverso un’escursione di circa tre ore lungo una suggestiva strada selciata d’inizio Ottocento.
Di Diego Vaschetto.
La miniera di Traversella e quella presente nella vicina Brosso sono contraddistinti da una notevole affinità genetica, in quanto la loro formazione è legata allo stesso evento, l’intrusione del cosiddetto «plutone» di Traversella, una massa magmatica granitoide insinuatasi durante l’oligocene (39-33 milioni di anni fa) all’interno dell’unità Sesia-Lanzo, costituita da un insieme prevalente di gneiss e micascisti, con intercalazioni di banchi calcareo- dolomitici di potenza variabile.
Le rocce preesistenti, che sono venute a trovarsi a una distanza ravvicinata con l’enorme calore sviluppato dalla massa magmatica intrusa, si sono profondamente trasformate. In particolare i calcari sono stati trasformati in parte in marmi saccaroidi e in parte in cornubianiti, al cui interno si trovano le mineralizzazioni metalliche generate dalla diffusione dei fluidi mineralizzanti nelle ultime fasi di raffreddamento del plutone. I livelli di cornubianiti, che costituiscono il cosiddetto «produttivo», si presentano in banchi di varia potenza ed estensione, spesso pieghettati e stirati, orientati grosso modo nord-sud con un’inclinazione di circa 40-50° verso est. Le mineralizzazioni (skarn) sono rappresentate in prevalenza da magnetite, con ematite secondaria e con associati pirrotina, pirite, calcopirite, bornite, cubanite, tetraedrite, wolframite, scheelite, uraninite.
La miniera di Traversella: la sua storia
La miniera di Traversella, sebbene sia stata sfruttata fin dalla fine del Quattrocento, apre i battenti soltanto nel 1900 quando, nonostante esistessero già oltre 75 chilometri di gallerie scavate in precedenza, riprese l’attività di estrazione dopo quasi mezzo secolo d’inattività, dovuta alla forte concorrenza generata dall’importazione di ferro dall’estero che aveva reso non più competitiva l’ottocentesca industria estrattiva e siderurgica italiana.
Nel 1900 venne fondata la Società Anonima delle Miniere di Traversella, in cui vennero raggruppate tutte le concessioni esistenti, e iniziarono importanti lavori per la riattivazione delle gallerie, cui fece seguito la costruzione di impianti di lavorazione del minerale molto avanzati sul piano tecnologico, tra i quali un nuovo separatore magnetico, con cui si separava il minerale di ferro dalla ganga sterile, seppur con alte percentuali di zolfo.
Arriva la FIAT
Nel 1914 le miniere passarono sotto il controllo diretto della FIAT e i lavori, sospesi durante la prima guerra mondiale, ripresero nel 1919, con nuove ricerche, indagini geofisiche, sondaggi e tracciamento di nuove gallerie. Si realizzò il grande ascensore, profondo circa cento metri, che portava il materiale fino al livello 890 sul piazzale Bracco-Giorgio, da dove veniva inviato al frantoio e alle separatrici magnetiche. In questo modo si poterono ampliare tutti i livelli (cinque in tutto, più un livello superiore denominato 913 che non era servito dall’ascensore).
Nel 1927 la FIAT ottenne la concessione perpetua della miniera e, a partire dal 1937, in seguito alla carenza di ferro dovuta all’embargo nei confronti dell’Italia da parte della Società delle Nazioni, s’iniziò anche a trattare le vecchie discariche utilizzando gli impianti di arricchimento magnetico esistenti presso la Società Nazionale Cogne.
Dopo un’interruzione negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, gli scavi in galleria ripresero nel 1949 e proseguirono nel 1950 con il sistema di coltivazione a magazzino, quando furono estratte nel complesso 2060 tonnellate di magnetite, 247 di pirite, 59 di calcopirite e 1,8 di scheelite (carbonato di wolframio).
Tra il 1952 e il 1962 furono risistemate alcune gallerie e le attività ripresero un certo vigore, per poi ridursi di nuovo, negli ultimi anni, a circa 100 tonnellate/giorno di roccia con il 30% di minerali del ferro e con tenori di 40-50 ppm (parti per milione) di scheelite e 2-3 ppm di uraninite. L’attività fu sospesa nel 1969 e, dopo lo smantellamento delle officine, la miniera di Traversella chiuse nel 1971.
Il museo
Oggi è possibile visitare l’Ecomuseo di Traversella, che si compone di un Museo Mineralogico e delle Attrezzature delle Miniere di Traversella, che custodisce una raccolta di più di 300 campioni mineralogici, una collezione sistematica di minerali tipici del giacimento locale, una mostra di attrezzature e strumenti di lavoro recuperati dalla miniera e dai suoi edifi ci contigui. Nella parte esterna del complesso sono stati predisposti itinerari didattici che consentono di visitare una parte delle gallerie, il pozzo di estrazione e la sala macchine del Geoparco Minerario.
Itinerario di scoperta
Un itinerario di tre chilometri circa, il sentiero dei Minatori, parte dal piazzale Bracco-Giorgio (890 m), dove si aprivano le gallerie principali di accesso al quarto livello della miniera, per poi risalire alcune scalinate lastricate con diorite fino a raggiungere la zona delle polveriere, dove si possono incontrare i fabbricati per il deposito esplosivi, detonatori e la guardiola.
Salendo ancora si raggiunge una storica mulattiera lastricata ad arte che, con andamento pianeggiante, attraversa enormi colate di sfasciumi passando accanto a una cava di diorite sfruttata negli anni Trenta del secolo scorso. La mulattiera termina sulla strada di accesso alle grandi cave di diorite, tutt’ora in attività, che si trovano poco più in alto sulla montagna.
Si rientra sulla strada delle cave fino al piazzale Bracco-Giorgio dove, durante i giorni di apertura del museo, si può anche visitare la galleria di servizio al pozzo, dotata di sala macchine e montacarico, nella quale transitavano tutti i vagoni tramoggia caricati ai livelli sottostanti, che raggiungevano i 114 metri di profondità. Il museo è in genere aperto il sabato e la domenica da maggio a settembre.
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