Brugnato è un antico borgo che mantiene intatta la struttura originale. Una tenaglia, una cornice di case addossate l’una all’altra e chiuse intorno alla chiesa vescovile: fuori confusione e (troppo) cemento, dentro pace, colori, storia, tanti dettagli che parlano di Medioevo.
di Andrea Carpi
Brugnato venne fondata intorno al VII secolo alla confluenza del fiume Vara e del suo affluente Gravegnola, intorno all’insediamento abbaziale dei monaci di San Colombano. Città dal 999, sede vescovile dal 1133, Brugnato fu per secoli crocevia importante per mercanti e viaggiatori, divenendo baricentro di un’ampia zona dove confluivano le principali vie commerciali che dalla costa di Levanto e delle Cinque Terre risalgono verso Genova da una parte, Luni e la Toscana dall’altra e, oltre gli Appennini, verso Piacenza e Tortona.
Storia
L’abbazia e la comunità crebbero presto d’importanza economica e politica, e furono protette e riconosciute anche dal potere imperiale, con citazioni nei diplomi di Carlo il Grosso (881), Ottone III (996) ed Enrico II (1014), dove si attestavano i numerosi possedimenti brugnatesi, privilegi e poteri e la completa indipendenza da feudatari o vescovi, salvo un diretto assoggettamento alla Santa Sede D’altro canto, la posizione e la crescente importanza non fecero stare tranquilla Brugnato. La città, sotto il controllo della Repubblica di Genova dal XII secolo, fu oggetto di contesa tra le famiglie dei Malaspina e dei Fieschi, che cercavano d’insediarsi nella zona. Nel 1179 venne fondato il castellum di Bozzolo, oggi unica frazione di Brugnato: i genovesi diedero trenta lire al vescovo per la costruzione di questo strategico punto difensivo. Nel 1215, quando Corrado Malaspina occupò alcuni forti brugnatesi, fu proprio Genova a respingerlo e a lasciare poi i Fieschi in città come vicedomini. All’inizio del Trecento, le lotte tra guelfi e ghibellini costrinsero l’allora vescovo di Brugnato a ritirarsi a Pontremoli; Brugnato divenne territorio di sfide e battaglie, passando alternativamente sotto il controllo dei Malaspina e dei Fregoso. Alla metà del XVI secolo fu un moto insurrezionale degli abitanti a risolvere la questione, con il ritorno del governo stabile della Repubblica di Genova. Da qui in avanti ne seguirà le sorti. Genova la dotò di autonomi statuti e la elevò come sede dell’omonimo capitanato nel 1607; dal 1637 al 1797 ebbe inoltre la possibilità di nomina dei locali podestà.
Visita
Si può entrare nel borgo passando sotto la porta Maestra, detta anche «della Chiocciola», costruita tra l’XI e il XII secolo, epoca a cui risale la struttura del borgo. A sinistra, ancora fuori le mura, c’è la bella piazzetta omonima, con il suo notevole acciottolato. Il primo monumento che s’incontra è l’oratorio di San Bernardo, sorto nello stesso periodo della porta come luogo di preghiera per i viandanti ospitati nel vicino ospizio dedicato a Sant’Antonio. Piccolo e raccolto, ospita un bell’altare marmoreo policromo. Il centro, silenzioso, molto curato, è un bell’esempio di borgo medievale: un alternarsi di colori e di tipologie di case, portali in pietra arenaria tipica della Lunigiana, piazzette e vicoli. La prima piazza che s’incontra è piazza Maggiore (oggi Brosini): fu per secoli il cuore commerciale e amministrativo del borgo. Oggi si possono ammirare il pozzo e le belle case che circondano la piazza. Poco più avanti s’incontrano la cattedrale e l’antico palazzo vescovile, oggi sede del Museo diocesano. La cattedrale dedicata ai Santi Pietro, Lorenzo e Colombano è una delle più belle chiese romaniche del Levante ligure. L’edificio è a due navate divise da colonne e sorge sui resti di due chiese preesistenti, la più antica delle quali, posta sotto l’attuale navata maggiore (visibile attraverso cristalli), è databile all’epoca bizantina (VI secolo). Al centro dell’abside, i tre volti severi in pietra sbozzata (con funzione apotropaica) rappresentano i tre santi. Notevoli anche l’affresco del XV secolo che raffigura Sant’Antonio abate, con il mantello e il bastone da eremita, e quello del XVI secolo con la Presentazione di Gesù al tempio. Nella piazzetta alle spalle della chiesa si possono ammirare le due absidi, un tempo lambite dal bedale, il canale che portava acqua nel borgo, la bella torre campanaria bicroma e la colonna di arenaria di fine Quattrocento, compresa un tempo nel convento dei padri agostiniani. Il palazzo vescovile, o episcopio, fu per molti secoli la residenza del vescovo. Costruito sulle fondamenta dell’abbazia di San Colombano, il palazzo è stato più volte rimaneggiato e ampliato: l’intervento più importante risale alla metà del Seicento e fu voluto dal vescovo Giovanni Battista Paggi. Oggi ospita il Museo diocesano, inaugurato nel 2001, con una sezione diocesana e una sezione archeologica. La prima raccoglie numerosi arredi sacri e opere d’arte, oltre all’appartamento del vescovo al piano nobile. Varcato l’arco dei Sessanta ci si trova alla porta Sottana, vicina al bel portale di arenaria dell’oratorio dei Santi Rocco e Caterina. Da qui, ci si può inoltrare in via Riva d’Armi o via dell’Ulivo, con le case dipinte, gli archi antisismici e i resti delle murature medievali. Un tempo era il punto di partenza del sentiero per il santuario di Nostra Signora dell’Ulivo, uno dei tanti oratori che i monaci dell’antica abbazia di Brugnato costruivano nei loro possedimenti per pregare e officiare nelle ore diurne. L’attuale costruzione risale al Seicento.
Fuori dal borgo vale la pena visitare anche il ponte romanico (subito dopo la rotonda dell’autostrada), sul fiume Vara: di probabile origine romana, costituiva il collegamento tra l’Appennino e il mare, lungo la strada che da Pontremoli andava a Sestri Levante. Nel corso dei secoli, i brugnatesi sono dovuti intervenire più volte a riparare le sue arcate: l’intervento più antico documentato risale all’anno 1660. Oggi in parte è crollato, ma le arcate rimaste testimoniano il grande valore dell’opera e motivano il forte valore simbolico (il punto di passaggio tra mare e monti) che gli è stato attribuito per secoli.
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