Da Torre del Lago Puccini a Vecchiano per ammirare le meraviglie storiche, naturalistiche e gastronomiche della Versilia (e non solo). Un itinerario per tutti in un cuore magico d’Italia.
Di Andrea Carpi.
Per Torre del Lago Puccini partendo dalla costa ci si muove verso Levante: le case si diradano, la pineta conquista spazio, la spiaggia della Lecciona è l’unico tratto di costa davvero incontaminato e non antropizzato di tutta la Versilia. Dietro la spiaggia (e dietro i numerosi campeggi) si trova questo particolare quartiere di Viareggio con ambizioni secessioniste, un paese nato e cresciuto nell’Ottocento, quando si chiamava Alla Macchia e i primi abitanti abitavano capanne di falasco, e che oggi è una località turistica dall’architettura piuttosto anonima, conosciuta piuttosto come una delle mete storicamente gay friendly d’Italia.

Il Gran Teatro sul lago.
Puccini
La prima metà del nome il paese lo deve alla torre che sorgeva sul lago di Massaciuccoli, mentre la seconda venne aggiunta nel 1938 per ricordare il compositore. Il luogo in effetti è diventato celebre grazie a Puccini, che iniziò a frequentarlo nel 1891, senza abbandonarlo più. Fu una vera e propria storia d’amore, quella tra Puccini e il lago: il maestro fu ammaliato, stregato, ispirato dai colori, dalla luce, dalla tranquillità di questo ambiente. Studiava, componeva, andava a caccia; qui realizzò le sue opere maggiori, tra cui Tosca (1900), Madama Butterfly (1904), La fanciulla del West (1910), La rondine (1917) e Il trittico (1918). Oggi la sua casa è diventata il Museo Villa Puccini, meta di appassionati e melomani di tutto il mondo. L’edificio si presenta piuttosto semplice all’esterno, mentre è riccamente decorato (tra Liberty e stile eclettico) all’interno: il salottino, il soggiorno, la sala del pianoforte dove Puccini componeva, fino alla cappella in cui è sepolto. Il piccolo giardino, in origine lambito dal lago, è d’ispirazione giapponese. Fu Puccini stesso a immaginare l’esecuzione delle sue opere in riva al lago, un desiderio che dal 1930 prende vita ogni estate nel Festival Puccini; a poca distanza dalla casa si erge l’imponente Gran Teatro all’aperto che ospita ogni anno i nomi più illustri della lirica mondiale. Sul lago ci sono anche il belvedere e villa Orlando, realizzata in stile neogotico nella seconda metà dell’Ottocento.

Villa Puccini.
Il lago
Il lago di Massaciuccoli e le paludi intorno hanno segnato la storia e l’ambiente di questo territorio. Lo specchio d’acqua che si ammira a Torre del Lago Puccini oggi ha una superficie di circa 7 chilometri quadrati, è il residuo di una grande laguna formatasi in tempi antichi tra il Serchio e l’Amo. Negli ultimi secoli parte della palude è stata prosciugata (l’area rimasta è a nord del lago), i terreni sono stati bonificati e l’acqua irregimentata in una rete di fossi e di canali (il più importante è il Burlamacca, che sfocia nel porto di Viareggio). Se l’insediamento di Torre del Lago è piuttosto recente, risalgono invece ai Romani le prime costruzioni di Massaciuccoli, come i resti della bella villa romana ancora visibili a ridosso della chiesa. Nel Novecento le acque del bacino di Massaciuccoli hanno subito un progressivo inquinamento, sia in conseguenza dello sviluppo industriale del litorale versiliese sia per il moderno sviluppo agricolo delle zone circostanti, con conseguente uso massiccio di diserbanti, antiparassitari e concimi chimici. Negli ultimi anni la situazione è andata migliorando, grazie all’istituzione del parco e dell’oasi LIPU, un’area protetta di 47 ettari creata per tutelare le specie rare che vivono in questo ambiente. Camminamenti di legno e casottini di osservazione permettono di ascoltare i rumori del lago e avvistare le numerosissime specie di uccelli che qui passano, come tarbusini, anatre tuffatrici, svassi, cormorani, folaghe e aironi. Una natura da vivere, grazie anche al Museo sull’Ecologia della Palude e alle gite (guidate) sui battelli attraverso i canneti e le paludi, oppure a bordo di canoe, kayak e barche a remi. Oltre al lago, il Parco di Massaciuccoli Migliarino e San Rossore tutela diverse aree tra Viareggio, Lucca e Pisa, dove la natura regala ancora angoli incontaminati e paesaggi sorprendenti, tra zone umide, boschi, fiumi e spiagge. La tenuta di San Rossore è il cuore del parco e la più grande pineta d’Europa: un tempo era di proprietà del presidente della Repubblica e qui si può ancora ammirare la villa presidenziale del Gombo, con la bellissima spiaggia omonima. Altrettanto suggestiva è la lunga spiaggia che risale verso nord dalla foce del Serchio: un litorale sabbioso che si raggiunge dopo una breve passeggiata costeggiando l’ultimo tratto del fiume. I più coraggiosi sfideranno l’acqua dolce e la corrente per attraversare a nuoto la foce: il premio è un posto sulla duna dall’altra parte, la cosiddetta «penisola dei Gabbiani», da sempre spiaggia dei locali che la raggiungono a bordo di piccole imbarcazioni.

Le paludi a nord del lago di Massaciuccoli
Che si mangia?
Mare e monti era un must nella cucina degli anni Ottanta, ma è anche – in forma più sincera, più tradizionale – una buona definizione per la cucina versiliana, espressione gastronomica di una terra che passa nel volgere di pochi chilometri dalle coste sabbiose alle colline ulivate, dagli insediamenti pedemontani alle vertigini delle Alpi Apuane. Nella Viareggio di mare e di porto il piatto da non mancare sono le cèe in padella: gli avannotti delle anguille (dette appunto cieche) pescati mentre risalgono la foce del fiume Burlamacca e subito accomodati in padella, con aglio e salvia. Altra tradizione è quella degli sparnocchi (in altre parti d’Italia le pannocchie, o cicale): un crostaceo abbinato ai fagioli, per non dimenticare che la campagna è subito dietro. Simile l’idea di base di un piatto di Lido di Camaiore: seppie e bietole (o polpo e bietole).
Andando verso l’interno i sapori si fanno più intensi, chiamano la Toscana. Il lardo e la mortadella, soprattutto a Camaiore, la torta di pepe (una torta di riso piccante, di cui esistono mille varianti), la scarpaccia, una torta di verdure. E poi i tordelli, pasta ripiena in versione versiliana: grandi, a forma di mezzaluna, con una farcia a base di carne e accompagnati, di solito, da un ragù. Per i dolci bisogna spostarsi verso sud, tra San Rossore (da dove arrivano i pinoli più buoni d’Italia) e Vecchiano: qui (e nei paesi intorno) per tradizione si prepara la torta co’ bischeri, un involucro di pasta frolla riempita con un impasto a base di riso, cioccolata, pinoli, canditi e uvetta. I bischeri non sono altro che gli avanzi della frolla fuoriusciti dalla teglia, che vengono ripiegati e formano una specie di coroncina sul bordo della torta.
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