Il castello di Valvasone e il suo pittoresco borgo, annoverato tra i più belli d’Italia, sorgono sulla riva destra del fiume Tagliamento, a ridosso dei fertili terreni già solcati dalle centuriazioni romane.
Di Elena Percivaldi e Mario Galloni.
Pur trasformato nel tempo, il castello di Valvasone ha svestito l’originario e militaresco profilo turrito a vantaggio di una più elegante e raffinata veste nobiliare, mantendo immutato il suo fascino nei secoli. Un appeal che raggiunge l’acme quando, a settembre, il borgo torna per tre giorni alle fiabesche atmosfere medievali.
La Storia
Sorto probabilmente su fortificazioni tardoantiche a protezione dei guadi del Meduna e del Tagliamento e delle importanti vie di comunicazione che portavano al Norico, il castello di Valvasone appare per la prima volta nelle fonti storiche nel 1206, abitato da una famiglia, imparentata con i nobili friulani Sbrojavacca, che amministrava per conto dei patriarchi di Aquileia un ampio territorio a cavallo del fiume. Nel 1268 il maniero passa a Valterpertoldo, signore di Spilimbergo e nel 1292 – a infeudarlo è il patriarca Raimondo della Torre – a Simone di Cucagna, che originerà il casato di Valvason-Cucagna. La dinastia affianca il proprio stemma, un lupo rampante rosso in campo bianco, a quello dei precedenti signori, costituito da un lupo nero, e da qui sorgerà forse l’appellativo di «Castello del Lupo» con cui l’edificio a volte è nominato. In quest’epoca inizia anche a strutturarsi il borgo fortificato, che grazie alla felice posizione conosce una repentina ascesa. Vivace e fiorente per i commerci, Valvasone ottiene i propri statuti nel 1369 e si amplia progressivamente arrivando a vantare ben tre cerchie murarie (l’ultima eretta nel XV secolo): un benessere che trionfa nell’imponente duomo costruito a partire dal 1449. D’altra parte, il prestigio dei padroni del castello, che rimangono al loro posto anche dopo il subentro di Venezia al potere temporale dei patriarchi, varrà loro l’onore di ospitare due pontefici: Gregorio XII nel 1409 e Pio VI nel 1782 di passaggio per Vienna. Transiterà di qui anche Napoleone Bonaparte nel 1797, ma in tutt’altro contesto, vittorioso contro gli austriaci nella battaglia del Tagliamento.
Al castello non mancano, comunque, momenti grami. Nel 1499 subisce, come molti altri del Friuli, l’attacco dei Turchi; il 26 febbraio 1511, durante il «Crudele Giovedì Grasso», ad assaltarlo sono i contadini sobillati dal filoveneziano Antonio Savorgnan, ma i rivoltosi vengono fermati dall’esercito nobiliare sul fiume Cellina, non lontano dalla stessa Valvasone. All’onta dei saccheggi si aggiunge lo sfregio dei terremoti, come quello – rovinoso per il Friuli – dello stesso anno 1511 e il più recente e tragico del 1976. Non stupisce quindi che il castello abbia subìto nel corso dei secoli svariate modifiche, sicché oggi, privato delle torri e degli altri classici sistemi difensivi castrensi, si presenta piuttosto come un grande palazzo rinascimentale ingentilito da scelte estetiche e funzionali tipicamente aristocratiche.
La visita
Il castello e i suoi edifici, costruiti in varie fasi, erano in origine disposti ad anello – come a Spilimbergo – a costruire un insieme massiccio e ben protetto contro i pericoli esterni. Al complesso si accede oltrepassando l’antico fossato oggi asciutto e varcando la Torre portaia che nel Medioevo ospitava il ponte levatoio. Una volta giunti al cortile interno, caratterizzato da un bel pozzo circolare, osserviamo i resti del quattrocentesco mastio, demolito nel 1884 perché pericolante. Sulla sinistra, un breve porticato ad archi ribassati, realizzato tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, introduceva ai saloni di rappresentanza. L’ala centrale, cinquecentesca – ma che conserva tratti di affreschi della seconda metà del Trecento – è il fiore all’occhiello del complesso. Al suo interno vanta infatti un delizioso teatrino privato di fine Settecento, incorniciato da uno raffinato fregio cinquecentesco con putti e scene mitologiche ispirate ai versi di una celebrità del luogo: il conte Erasmo di Valvason (1523-1593), poeta e letterato, autore dei poemi La Caccia e L’Angeleida. Nei piani superiori si conservano un’ampia cucina con il tradizionale focolare, l’oratorio dedicato all’Immacolata con stucchi tardoseicenteschi di Bernadino Barelio e alcuni saloni con pregevoli soffitti lignei cinquecenteschi e decorazioni neoclassiche attribuite a Domenico Paghini. La ristrutturazione ha inoltre riportato alla luce, sulla parte centrale della parete sinistra e su una porzione di muro appartenente a un porticato murato all’inizio del Cinquecento, alcuni lacerti di decorazioni parietali con scene cortesi databili al XV secolo. Una, in particolare, ha catturato l’attenzione degli storici dell’arte: raffigura una nobildonna, accompagnata da due dame che suonano rispettivamente la viella (uno strumento a corde sfregate, simile a un violino) e l’organo portativo (un piccolo organo portatile che serviva ad accompagnare le parti cantate), mentre porge un elmo a un giovane cavaliere. Si tratta di un tema interessante perché incarna quei valori e quegli ideali – la virtù guerriera, l’amor cortese, la bellezza della donna – cantati dai poeti e apprezzati dai raffinati aristocratici del tempo.
Lasciato il castello, la visita prosegue nel centro storico per ammirare il duomo – la cui facciata, neogotica, è ottocentesca– e la chiesetta dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Antonio Abate, nel Trecento appartenente a un ospizio per pellegrini. Leggenda vuole che questa, come altre chiesette del borgo, fosse collegata al castello tramite cunicoli sotterranei, resi protagonisti di storie di fantasmi e tesori nascosti, ma forse semplici vie di fuga in caso di assedio (anche se di essi manca il riscontro archeologico). All’interno della chiesa si conservano una Crocifissione tardotrecentesca, opera di un artista di scuola tolmezzina, e vari affreschi devozionali di Pietro da Vicenza (1467-1527). Il momento migliore per visitare borgo e castello è a settembre durante la manifestazione Medioevo a Valvasone, tre giorni spettacolari all’insegna della rievocazione storica. Il castello è però sempre aperto per visite guidate, per gruppi su prenotazione; sono possibili anche passeggiate nel borgo antico, da godersi accompagnati (anche con un breve concerto dell’organo cinquecentesco in duomo e una visita in uno storico giardino privato del paese) oppure muniti di semplice audioguida.
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