Parlare del castello scaligero di Valeggio vuol dire parlare del Serraglio, una muraglia unica in Europa.
Di Elena Percivaldi e Mario Galloni.
Il Castello Scaligero di Valeggio domina il corso e la valle del Mincio e dai suoi camminamenti, dall’alto del colle Ogheri, consente allo sguardo di spaziare fino alle ultime propaggini dell’anfiteatro morenico del Garda, al confine con il territorio mantovano. Passato dagli Scaligeri ai Visconti e poi dalla Serenissima a privati, il complesso ha dovuto sopportare non solo il naturale trascorrere del tempo, ma anche rovine, crolli e devastazioni che hanno coinvolto l’ambizioso Serraglio costruito a cingere, come una muraglia, vari castelli del territorio. Eppure, con il suo mastio merlato e la peculiare Torre Tonda, il castello di Valeggio conquista ancora oggi il visitatore grazie al suo fascino austero e un po’ decadente.

Il mastio, qui sotto, e la Torre dell’Orologio sono le due torri chiuse a pianta quadrata che caratterizzano il castello.
L’inizio della storia
Sull’altura che dominava il fiume sorgeva già nel X secolo una fortificazione dotata di torre e vari corpi di fabbrica. L’edificio, però, crollò e quel che rimase venne gravemente compromesso dal disastroso terremoto che, nel gennaio 1117, devastò gran parte dell’Italia settentrionale e il Veneto e la Lombardia in particolare. Rimase in piedi, anche se malconcia, soltanto la sola Torre Tonda, ancora oggi visibile, a segnare i confini tra i territori del Sacro Romano Impero e i vasti feudi dei Canossa, potenti marchesi di Tuscia. Nel 1277 il complesso fu dato in custodia dal Comune di Verona ad Alberto della Scala, che a partire dal 1285 ne operò una prima ricostruzione limitata solo alla cinta muraria, e forse comprensiva anche dell’avamposto sulle rive del Mincio (la prima «Bastita ») con la piccola chiesa romanica di Santa Maria della Maison. Passarono quarant’anni e toccò a Mastino II della Scala, nel 1345, a dare il via ai lavori per una seconda «Bastita» costituita da fossati e mura merlate, intervallate da torricelle, che dall’alto scendeva a cingere il sottostante Borghetto, si spingeva fino al vicino fortilizio della Gherla e al castello di Villafranca per raggiungere il castello di Nogarole Rocca.

I resti del Castelletto della Gherla che faceva parte del complesso di fortificazioni di Valeggio.
Il «Serraglio scaligero»
Il Castello Scaligero di Valeggio avrebbe dovuto essere parte di un più ampio «Serraglio scaligero», come fu chiamato il sistema di fortificazioni, era lungo in tutto ben sedici chilometri ed era un progetto unico e ambiziosissimo, tuttavia non fu terminato perché si infranse nelle paludi di Grezzano, non riuscendo quindi a raccordare il forte di Nogarole Rocca. La realizzazione di tutte queste fortificazioni fu interrotta anche dalla peste nera, che nel 1348 paralizzò l’Europa nel terrore e nella morte. Quando la tremenda epidemia cessò, nel 1350- 1351, dopo essersi portata via da uno a due terzi della popolazione, i lavori ripresero faticosamente con Cangrande II che inserì una corte centrale e volle aggiungere il rivellino con porta a saracinesca e battiponte, oltre al sopralzo del mastio. Il Castello Scaligero di Valeggio, secondo alcuni studi, «venne così ad articolarsi in tre distinti recinti: la piazza d’armi, che occupava lo spazio maggiore, una seconda corte intermedia di dimensioni minori, che fungeva da disimpegno del castello e da accesso protetto da un rivellino, e un terzo recinto settentrionale, comandato al mastio e provvisto di una porta di soccorso».

Il ponte fortificato sul Mincio, fatto costruire alla fine del Trecento da Gian Galeazzo Visconti.
I Visconti
I lavori erano appena terminati quando alle porte di Valeggio, così come di altre roccaforti del Veneto, bussarono le armate di Gian Galeazzo Visconti, che ne ebbero ragione in breve tempo. Entrata a far parte del territorio controllato dal Ducato di Milano – il Visconti avrebbe ottenuto nel 1395 il titolo di duca dall’imperatore Venceslao di Lussemburgo in cambio dell’astronomica cifra di 100.000 fiorini –, la rocca di Valeggio venne quindi unita a un grande ponte cinto da due alte cortine merlate, dando vita a un complesso fortificato unico in Europa. Il dominio visconteo, però, non durò molto. Una volta giunte, con il nuovo secolo, le terre venete in mano alla Serenissima, anche il complesso di Valeggio andò incontro, come molti altri, al declino: dovendo razionalizzare le proprie fortezze sulla terraferma, Venezia scelse infatti di fortificare Peschiera e di smantellare le altre roccaforti o di cederle a privati: in questo caso Bartolomeo d’Aviano, seguito nel 1512 da un provveditore. Il Castello Scaligero di Valeggio iniziò così una lunga e inarrestabile decadenza, divenendo rifugio della popolazione in caso di pericolo durante i turbolenti secoli successivi. Danneggiato in epoca napoleonica e durante il Risorgimento, alcune parti della piazza d’armi del castello, ridotte ormai a rudere, vennero occupate a inizio Novecento da una villa privata. La rinascita del complesso, giunto finalmente in tempi moderni nelle mani del Comune di Valeggio sul Mincio, poté iniziare solo nel 1984 con il consolidamento della struttura muraria e la lenta restituzione a pubblico.

La Torre Tonda che una leggenda vorrebbe infestata dal fantasma di un cavaliere.
La visita
Il Castello Scaligero di Valeggio è raggiungibile in due modi: da Borghetto, nei pressi della vecchia stazione, attraverso il sentiero a gradini che risale la collina, oppure dal centro di Valeggio sul Mincio percorrendo via degli Scaligeri, una stradina in salita con carreggiata in marmo. Al termine della suggestiva passeggiata, che costeggia una serie di elegantissime ville liberty si giunge alla rocca, cuore dell’antica fortezza rasa al suolo dal terremoto del 1117 a eccezione della Torre Tonda, alta una quindicina di metri. Quest’ultima, a ferro di cavallo, faceva parte di una fortificazione a pianta trapezoidale che ben si adattava alla morfologia del territorio. L’ingresso al castello avviene attraverso i resti dell’antico rivellino di accesso; una volta all’interno si apprezza il mastio, che si erge ancora maestoso, allacciato ad alcuni brevi tratti delle cortine murarie: queste ultime sono alte una decina di metri e dotate di camminamento di ronda percorribile, su cui si appoggiano due torri scudate. Alla rocca si accedeva un tempo tramite due ponti levatoi, ora non più esistenti. Resta invece il terzo ponte che conduceva alla parte più ampia del complesso, il castello (o piazza d’armi), oggi ridotto ai soli ruderi delle mura perimetrali giacché al suo posto si erge la Villa Nuvoloni- Sberna, edificata all’inizio del Novecento. Attualmente il castello ospita eventi, spettacoli e, nelle serate estive, il cinema all’aperto. Del vasto «Serraglio scaligero» iniziato da Mastino II e completato da Cangrande II nel 1355, sono ancora visibili i resti del Castelletto della Gherla, il castello di Villafranca e qualche rudere lungo il fiume Tione. Quanto alla possente torre di Valeggio che doveva fungere da porta fortificata per l’accesso all’esterno del Serraglio, resta solo qualche pietra: trasformata nel 1887 in torre campanaria, crollò improvvisamente alle ore 9:28 del 21 gennaio 1977, probabilmente sotto il peso della cella, e non venne più ricostruita.
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