Descrizione prodotto
Il peperone: Vincenzo Reda ci racconta tutto, ma proprio tutto quello che c’è da sapere.
Il peperone. Storia curiosità ricette da Carmagnola al mondo. Il peperone è uno degli ortaggi più diffusi nel mondo: originario del Centro-Sud America, è oggi coltivato in Europa, Africa e Asia, dove è diventato un elemento essenziale dell’alimentazione di popolazioni con le più diverse tradizioni gastronomiche. In Piemonte, in particolare, esiste un’«isola» produttiva di eccellenza, nel territorio di Carmagnola, dove il peperone è anche protagonista di un’importante, celebre sagra. In questo volume Vincenzo Reda, che della storia e dell’antropologia alimentare è cultore e attento studioso, traccia del peperone un ritratto inedito: la vicenda del suo arrivo in Europa al seguito di Cristoforo Colombo, le sue caratteristiche colturali, le sue proprietà organolettiche e salutistiche, Carmagnola e la sua sagra, i presidi Slow Food. E poi un’originale selezione di ricette illustrate, quelle della tradizione regionale italiana e quelle provenienti dal mondo, quelle innovative realizzate ad hoc per il volume da celebri chef internazionali e quelle di maestri indiscussi della cucina contemporanea come Gualtiero Marchesi e Renato Dominici.
DALLA PREMESSA
Erano i primi giorni del mese di marzo dell’anno di grazia 1493, l’Ammiraglio, al comando della malandata Niña, la più piccola (una ventina di metri per 100 tonnellate di stazza) delle 3 imbarcazioni con le quali era partito qualche mese prima da Palos, toccava la penisola iberica in terra portoghese. La Pinta, al comando dell’armatore Martín Alonso Pinzón, si era separata durante la burrasca che aveva malridotto la Niña ed era arrivata in Spagna sulle rive della Galizia poco prima. La Santa Maria era stata perduta a Haiti il giorno di Natale e 39, dei 90 marinai della flotta, erano stati lasciati in un forte battezzato La Navidad, il primo insediamento europeo in America. Colombo, quando nel suo secondo viaggio tornerà a Haiti – Hispaniola, come l’avevano allora chiamata – li troverà tutti morti, sterminati dai feroci Caribe. Si ritrovarono a Palos e poco più tardi – ma Pinzon era deceduto dopo un paio di settimane, probabilmente a causa della sifilide: prima vittima europea del “gentile omaggio” americano – l’Ammiraglio riuscì a mostrare alla Corte le prodigiose merci con cui aveva riempito le malandate stive della sua caravella: c’erano una decina di nativi arawak (senza dubbio della tranquilla etnia Taino, non certo i feroci e antropofagi Caribe), del tabacco, un poco d’oro e alcune strane piantine: erano peperoncini, probabilmente della varietà Habanero (Capsicum chinense). Quella piantina ebbe un successo immediato e in pochi decenni si diffuse rapidamente il tutto il mondo: Europa, Africa e, soprattutto, Asia. Le varietà dolci e più grandi arrivarono più tardi e non conobbero la stessa fortuna: come la patata, il pomodoro, le zucche e il cacao durarono fatica per guadagnare quell’enorme apprezzamento che, tra la fine del XVIII secolo e i primi decenni del secolo successivo, ne decretò l’ingresso trionfale nell’alimentazione europea e mondiale. Senza alcun dubbio, il peperone dolce fu l’ortaggio che più tardi di tutti i suoi “colleghi” americani riuscì a fare breccia nei gusti delle popolazioni euroasiatiche. Nel celeberrimo La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi (1820/1911), pubblicato nel 1891, non v’è traccia di peperoni in alcuna delle centinaia di ricette. Qualcosa, ed è in questo lavoro citata, si trova nel ricettario (1890) Il vero re dei cucinieri di G. Belloni. Per la verità, il peperone dolce era coltivato già da qualche decennio, ma in maniera del tutto sporadica: si dovette attendere l’intuizione geniale di un commerciante torinese del Balon che scoprì in Carmagnola e dintorni alcuni agricoltori che coltivavano questo ortaggio: si chiamava Domenico Ferrero. Nei primi anni del Novecento egli organizzò questi contadini, ne incentivò la produzione e provvide a commercializzarla in grande stile. Fu il successo, acclarato nel 1925 da un documento ancor oggi in bella vista nel Comune di Carmagnola. Tra le due guerre, il peperone si diffuse in Italia e in tutta Europa, grazie alla competenza e al lavoro appassionato degli agricoltori di Carmagnola. Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale nasce la Sagra del Peperone, si creano i consorzi e alle soglie del nuovo millennio il Corno Lungo di Carmagnola diventa uno dei Presidi Slow Food.
L’AUTORE
Vincenzo Reda
Calabrese nato alle pendici della Sila, da sempre vive a Torino. Appassionato di editoria e artista, ha lavorato presso radio, teatro e tv e ha all’attivo all’attivo una quindicina di volumi pubblicati (Newton & Compton, Gruner+Jahr/Mondadori, Edizioni del Capricorno, Graphot, Il Punto) tra arte, storia, vino e cibo. Scrive sui periodici Focus Storia e Barolo & Co.