Terre di Occitania. Tradizioni, luoghi e costumi della cultura provenzale in Piemonte

9,90 

Autori: Gian Battista Aimino, Gian Vittorio Avondo
Formato: 17,5 x 25
Pagine: 144
ISBN: 978-88-7707-260-3

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Descrizione prodotto

Terre di Occitania. Tradizioni, luoghi e costumi della cultura provenzale in Piemonte

Terre di Occitania. Un libro per conoscere l’Occitania alpina, un territorio unico, un’isola di cultura provenzale a cavallo tra Italia e Francia. Dalle Alpi Marittime alle Hautes-Alpes, fra le valli Susa, Chisone, Germanasca, Pellice, Po, Varaita, Maira, Grana, Stura, Gesso, Vermenagna, Bisalta, Quié e Briga Alta, e quelle francesi di Monêtier, Névache, Briançon, Vallouise, Argentière, Queyras, Ubaye e Vésubie. Peculiarità ambientali e architettoniche, storiche e linguistiche. La musica e le danze, la lingua e la letteratura, le feste tradizionali e l’arte aulica e popolare delle valli occitane. Una panoramica su una cultura di straordinaria ricchezza e complessità, che sta vivendo un’autentica rinascita anche grazie all’opera di un movimento d’opinione e di associazioni che oggi chiedono che la cultura occitana sia riconosciuta come patrimonio immateriale dell’UNESCO. Un testo rigoroso come un saggio, ma capace di abbinare alla minuziosa ricerca delle fonti uno stile agile e scorrevole. E un apparato iconografico ricchissimo e in gran parte inedito, con importanti materiali d’archivio.

Un viaggio storico e culturale nelle terre provenzali delle Alpi

SOMMARIO

L’ambiente dell’Occitania alpina. La storia. L’arte figurativa. La musica occitana. L’architettura civile. L’architettura religiosa. L’architettura militare. La letteratura e la lingua. Le tradizioni.

DALL’INTRODUZIONE

Terre di Occitania. L’Occitania è un’area storico-geografica che comprende larga parte della Francia meridionale (Midi) e alcune valli limitrofe in territorio italiano, monegasco e spagnolo. In Italia i territori occitani si estendono in Piemonte dalla valle di Susa alle valli del Monregalese, con qualche piccola enclave in Liguria e un Comune in Calabria, Guardia Piemontese. L’Occitania non fu mai una realtà politico-istituzionale, se si fa eccezione per il breve periodo della confederazione occitana che si creò nel 1213 attorno al conte di Barcellona1, che comunque non arrivò mai a inglobare l’Aquitania. La principale caratterizzazione dell’Occitania è linguistica: è la terra della lingua d’Oc, che raggiunse la sua massima diffusione tra l’XI e il XIII secolo, quand’era utilizzata anche in campo giuridico- amministrativo. La decadenza della lingua cominciò nel XIII con la crociata contro gli albigesi o catari, con cui Parigi impose il suo predominio sul Miiì francese, e culminò nel 1539 con l’editto di Villers-Cotterêts di Francesco I che vietò l’uso dell’occitano nella vita pubblica, relegandolo a lingua locale (patois) con varianti regionali sempre più significative. Nel Medioevo la lingua d’Oc era nota per essere la lingua dei trovatori; valga per tutti l’esempio del canto XXVI del Purgatorio: Dante incontra Guido Guinizzelli, che gli indica Arnaut Daniel, il «miglior fabbro del parlar materno». Dante gli si accosta e Daniel si presenta e chiede una preghiera in suo favore nella sua lingua2. Nella tripartizione delle lingue galloromanze proposta da Dante Alighieri nel De vulgari eloquentia, la lingua d’Oc deve il suo nome alla proposizione affermativa «oc» che deriva dal latino «hoc est» in contrapposizione alla lingua d’Oil (o del oui) che deriva dal latino «illud est» e alla lingua del Sì che deriva dal latino «sic est». Dopo secoli di declino, nel XIX secolo fu Frédéric Mistral, premio Nobel per la letteratura nel 1904, a contribuire alla rinascita di questa lingua con il suo poema Miréio scritto nella variante provenzale dell’occitano. Per tornare alla lingua dei trovatori bisognerà però aspettare il XX secolo quando verranno normalizzate lingua e grafia e si codificherà una variante comprensibile in tutti i territori dell’Occitania, utilizzata per pubblicazioni, a livello istituzionale e insegnata nelle scuole. Tornando alle valli franco-piemontesi, l’occitano non va confuso con il francoprovenzale, altra lingua galloromanza diffusa in Savoia, in bassa val di Susa, nelle valli di Lanzo e in alcune valli del Canavese e in val d’Aosta. Oltre alla lingua e alla bandiera con la croce di Tolosa gialla in campo rosso, che spesso si vede sventolare nelle valli alpine, la cultura occitana è caratterizzata da alcuni importanti elementi: tolleranza, convivenza e ospitalità, rispetto per la persona. Basti pensare alla crociata contro gli albigesi, quando migliaia di occitani cattolici si fecero massacrare per affermare il diritto dei catari a praticare e predicare la loro religione, o all’esperienza della cosiddetta repubblica degli Escarton, che anticipò di centinaia di anni la concezione dei diritti civili e risolse il problema della convivenza tra cattolici e valdesi con la semplice istituzione di un Escarton valdese.

GLI AUTORI

Gianbattista Aimino, laureato in Scienze politiche all’Università di Torino, appassionato di storia contemporanea, in particolare il periodo dei due conflitti mondiali, ha pubblicato alcuni scritti su riviste specializzate.

Gian Vittorio Avondo Storico, è autore di numerosi saggi sulla storia del Novecento e di articoli su riviste a diffusione nazionale. Ha pubblicato numerosi volumi di carattere storico, etnografico e turistico-escursionistico.